Viaggiando in lungo e in largo per il mondo ho incontrato magnifici sognatori, uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni. Li mantengono, li coltivano, li condividono, li moltiplicano. Io umilmente, a modo mio, ho fatto lo stesso. (Luis Sepulveda)

martedì 25 ottobre 2011

24-25-26/04/2011: Ciclabile lungo il Sarca - Strada del Ponale, Punta Larici, Passo Rocchetta e Passo Nota - Lago di Tenno, in mountain bike


3 giorni e 140 km in mountain bike nell'alto Garda

24 aprile 2011: Ciclabile lungo il Sarca (56 km – 200 metri di dislivello)
Per questi tre giorni di avventure a pedali sulle sponde del lago di Garda, scegliamo l'area camper di Torbole (Camperstop Torbole - Via al Còr n. 2a - Nago-Torbole, Italia - GPS: N45.872580, E010.872620 - Link Tariffe (cani ammessi), con corrente e camper service, a 100 metri dalla spiaggia, servizi igienici puliti, bagno per disabili, baby room, lavatrice, piccolo negozio - Tel. +390464548204 - sito web: https://www.camperstoptorbole.com/it).
Arriviamo nel primo pomeriggio di sabato e subito montiamo in sella alle nostre mountain bikes, giusto per fare un giro d’esplorazione e sgranchirci le gambe in vista della sfacchinata che ci aspetta l’indomani. L’alto Garda non è solo un paradiso per i velisti ed i surfisti, ma anche per i bikers, soprattutto d’oltralpe che, evidentemente, lo hanno scoperto prima di noi italiani e ne hanno fatto il loro regno. Ci sono sentieri e piste ciclabili per tutti i gusti, dai percorsi più impegnativi per chi è ben allenato, a quelli più facili per famigliole con bimbi al seguito. Non avendo con noi alcuna mappa, ci affidiamo al caso e ci avviamo sulla pista ciclabile, seguendo l’argine del fiume Sarca; lo risaliamo per circa 6 km fino ad Arco, un bellissimo borgo dominato dalla mole di un castello. La pista ciclabile si interrompe all’inizio del paese e riprende dopo qualche centinaia di metri, passando davanti ad alte pareti rocciose. La moltitudine dei cicloturisti vacanzieri per fortuna finisce qui e noi proseguiamo per Ceniga, attraversiamo l’abitato e raggiungiamo Dro. Poi, attraverso stradine secondarie e poco trafficate, arriviamo alla Centrale dell’Enel di Dro e ci immettiamo su un’altra strada secondaria che costeggia il fiume fino alla centrale idroelettrica di Fies. A questo punto termina la pista asfaltata e inizia quella sterrata che conduce a Pietramurata, all’interno dell’area delle Marocche. Da Pietramurata la pista ritorna asfaltata, attraversa piantagioni di frutta, costeggia ancora il Sarca e finisce all’imbocco di una splendida gola, purtroppo inaccessibile. Non ci resta che ritornare sulle nostre ruote, concedendoci però una sosta ad Arco per una visita veloce del centro storico e per gustarci un ottimo gelato.

25 aprile 2011: Monte Tremalzo .. o almeno quella era l’intenzione. Questo, invece, è il giro che ne è uscito: Strada del Ponale, Punta Larici, Passo Rocchetta e Passo Nota (52 km – 1300 metri di dislivello) 
E’ inutile che io scarichi da Internet tutte le informazioni necessarie per raggiungere il Monte Tremalzo da Limone del Garda se poi le dimentico a casa. Il mio compagno di ventura, poi, è specializzato nello sbagliare strada, quindi le premesse per questo giro in mountain bike non sono le migliori.  Partiamo da Torbole, seguendo la pista ciclabile che costeggia il lago fino a Riva del Garda, dove arriviamo dopo circa 2 km. Abbandoniamo la pista e ci immettiamo sulla statale per Limone del Garda. Poco prima della galleria, Marco imbocca deciso la rampa che sale alla destra del tunnel, convinto che sia un’alternativa a quest’ultimo. Saprò, invece, più tardi di aver imboccato la vecchia strada del Ponale, che un tempo congiungeva il lago di Garda alla valle di Ledro. E’ più un largo sentiero che una strada ed è battuto sia da bikers che da pedoni in entrambi i sensi di marcia, perciò cerco di fare molta attenzione. Il dubbio di aver sbagliato strada mi assale di tanto in tanto, ma questo sentiero è così spettacolare che non ci penso nemmeno a tornare indietro; corre alto, sopra le acque blu cobalto del Garda e attraversa piccole gallerie scavate nella roccia. Non esagero se dico che il panorama è mozzafiato. La vegetazione è rada, mediterranea, fatta di cipressi e lecci che crescono tra rocce strapiombanti sullo specchio d’acqua sottostante. Dopo qualche chilometro arriviamo ad un bivio. Dilemma: è vero, ci sono diversi cartelli segnaletici, ma nessuno che indichi la direzione per il Monte Tremalzo. Chiedo lumi ad alcuni bikers tedeschi nel mio scarso inglese maccheronico; uno di loro ci spedisce sicuro verso la via alla nostra sinistra, che a questo punto diventa asfaltata. Ci inerpichiamo, fiduciosi, su per spettacolari tornanti, buttando gli occhi di qua e di là alla continua ricerca di scorci pittoreschi. Tutto sommato penso che, se anche avessimo sbagliato strada, valeva comunque la pena passare di qua, perché mi sarebbe davvero spiaciuto perdere lo splendore di questo posto. Dopo alcuni chilometri sbuchiamo su una strada aperta al traffico, proprio prima di una galleria, che lasciamo alla nostra destra, mentre noi, su indicazione di due simpaticissimi runners, ci dirigiamo a sinistra, verso l’incantevole borgo di Pregasina e, da qui, continuiamo a salire verso la Malga Palaer. Poco dopo, l’asfalto lascia di nuovo il posto allo sterrato. La strada entra in un fantastico bosco e la pendenza, via via, aumenta sempre più, fino a superare in alcuni tratti, per fortuna bitumati, il 20%. E’ una salita massacrante e sembra non finire mai. Ho le gambe a pezzi quando sbuchiamo su un pianoro battuto dal vento. Un attimo di respiro e poi via, di nuovo, su per una rampa spacca gambe. Strappo dopo strappo, arriviamo finalmente alla malga e ad un altro bivio: un sentiero che sale a sinistra della malga e l’altro che scende alla sua destra. Che fare? Io d’istinto sarei propensa a seguire lo sterrato a destra, ma Marco non sembra dello stesso avviso. Ma vuoi che al Monte Tremalzo ci arriviamo in discesa? Certo che no. E allora bisogna per forza prendere quel sentiero da capre che sale a sinistra e che, per me, ad occhio e croce, ha davvero una pendenza impossibile. Parto già consapevole del fatto che non ce la farò, ma ci provo, giusto per dimostrare la mia buona volontà, seguita da alcuni marmorei, giovani bikers teutonici che, poco dopo, mi superano decisi. Chissà se conoscono davvero il percorso o se mi hanno seguita confidando in me! Comunque la pendenza è tale che, uno dopo l’altro, siamo tutti costretti a mettere i piedi per terra e a caricare la bici in spalla, gli altri, a spingerla, io. Dopo un tempo interminabile ed una faticaccia immensa, alzo gli occhi e vedo sopra la mia testa alcuni bikers che percorrono un sentiero parallelo al nostro, ma, evidentemente, più pedalabile. Ma da che parte arrivano questi? Mi assale un dubbio. Vuoi vedere che lo sterrato a destra della malga, prima scendeva e poi risaliva, come avevo pensato io? Beh, ormai siamo qui. Con non poca difficoltà riusciamo a superare la scarpata e ad immetterci sul sentiero soprastante. Non ci metto molto a capire che anche questo è un sentiero molto tecnico, per trialisti puri, con radici, pietre e gradoni da superare e, quindi, impossibile per me e per molti altri, costretti, pure loro, a spingere per tratti più o meno lunghi. Alla fine tutti, nel bene o nel male, arriviamo a Punta Larici e al Passo Rocchetta. Accidenti che panorama da queste rupi a strapiombo sul lago! Una vista da capogiro! Mangiare una fetta di crostata qui è una goduria sublime! Una foto ricordo e via, si scende. Questo sentierino ripido e pietroso, a stretti tornantini non fa per me; abbasso la sella, ma mi sento sempre un po’ insicura. Per fortuna la discesa dura poco. Ecco che si riprende a salire e, dopo qualche facile chilometro, arriviamo al passo Guil. Proseguiamo verso il Passo Nota e raggiungiamo l’omonimo rifugio. Non ci fermiamo, perchè c'è un sacco di gente. Dopo una veloce discesa, finalmente, incrociamo la strada che sale al Monte Tremalzo. Il cartello indica due ore e mezzo di marcia a piedi, poco meno sarebbe il tempo che io impiegherei in bici, soprattutto adesso che le gambe cominciano a sentire la fatica. Incosciente come sono, se fossi sola forse continuerei, a costo di tornare a Riva del Garda col buio, ma il mio compare, che queste follie non le vuole nemmeno sentire, decide che è il momento di rientrare all’ovile e segue le indicazioni per Limone, credendo di arrivarci ancora attraverso strade sterrate. Invece, nel giro di poche pedalate, ci ritroviamo sull’asfalto. A questo punto e a quest’ora non è il caso di iniziare la ricerca di percorsi alternativi. Perciò ci rassegniamo e scendiamo da questa comoda strada che ci scodella, dopo parecchi chilometri, sul trafficato lungolago, dove, ahimè, siamo costretti a sopportare 10 km di puro inferno da qui a Riva. Da dimenticare! La prossima volta, piuttosto che ripetere un’esperienza così allucinante, prendo il battello! In totale, un giro di circa 50 km davvero impegnativo, ma ripagato da sentieri favolosi e panorami mozzafiato.

26/04/2011: Lago di Tenno  (32 Km – 800 metri di dislivello) 
Ultimo giorno di vacanza e abbiamo a disposizione poche ore. Come spesso accade, lasciamo che sia il caso a decidere per noi l’itinerario. Raggiungiamo Riva percorrendo i soliti 2 km della pista ciclabile che costeggia il lago. Continuiamo, quindi, seguendo le indicazioni per la cascata del Varone e, poi, per il lago di Tenno. Ci inerpichiamo su per una ripida salita, attraversiamo un uliveto, sbuchiamo sull’asfalto e, poco dopo, imbocchiamo uno sterrato che ci scodella ancora sull’asfalto più avanti. Attraversiamo un grazioso borgo, con ripide e strette vie ciottolate, che passano tra caratteristiche case in pietra, ritrovandoci di nuovo sull’asfalto. Ancora qualche minuto ed ecco il lago, con le sue acque turchesi. Ci fermiamo giusto il tempo di rifocillarci e scattare alcune fotografie, dopodiché ridiscendiamo verso Riva, non prima di aver fatto una deviazione alla torre di questa incantevole cittadina. Per raggiungerla, percorriamo una ripidissima stradina di ciottoli, che sale, con stretti tornantini, sul fianco della montagna. Abbraccio con lo sguardo il meraviglioso panorama lacustre, che infonde sempre un senso di benessere. L'Alto Garda è il luogo ideale per rigenerarsi: consente di associare il relax di una vacanza sul lago alla pratica sportiva. Non c’è che l’imbarazzo della scelta!




lunedì 24 ottobre 2011

17/04/2011: Bedulita, Costa Imagna e Fuipiano (Valle Imagna - Bergamo) - (89 km – 1560 metri di dislivello, in bici da corsa)




Lascio la mia piccola Opel nel parcheggio del cimitero di Seriate. L’appuntamento è per le 7,15. Arrivo con qualche minuto di anticipo, scarico la bici, monto la ruota anteriore, sistemo le borracce e il Garmin, indosso il casco e sono pronta proprio nel momento in cui Antonio fa la sua bella comparsa: perfetto sincronismo. Alé, si parte per la Valle Imagna! Sono mesi che non pedaliamo insieme e le cose da raccontarsi non mancano. Ci dirigiamo spediti verso il rondò delle valli, procedendo, poi, per Almè. Seguiamo, quindi, le indicazioni per Almenno San Salvatore, superiamo il ponte sul Brembo ed eccoci nella Valle Imagna. Proseguiamo sulla strada provinciale verso S. Omobono Terme e, qualche chilometro prima del paese, svoltiamo a sinistra per Bedulita. Inizia qui una delle salite, a mio avviso, più tranquille e poco frequentate delle valli bergamasche, che, in circa 10 km, conduce a Costa Imagna. La strada sale con una pendenza regolare, mai superiore all’8 - 9% e attraversa prati e boschi. Non ci sono macchine o moto a disturbare la pace di questi luoghi e il panorama, una volta scollinati, è davvero splendido. Indossiamo il kway e scendiamo lungo la Valsecca fino a S. Omobono Terme. All’inizio del paese, giriamo a sinistra per Rota Imagna e Brumano. Da qui a Fuipiano sono altri 10 km di salita, un po’ più impegnativa della precedente, ma la strada è altrettanto tranquilla e panoramica;  negli ultimi due chilometri si restringe e si inerpica su per la montagna con pendenze a doppia cifra, in alcuni tratti sfiorando il 15%. Una volta scollinati, continuiamo in falsopiano per alcuni chilometri fino al borgo di Fuipiano, da dove si gode una bella vista sul Monte Resegone e la valle sottostante. Scendendo, prima, a Locatello e, poi, a S. Omobono Terme, completiamo un anello ideale per chi, come me, ama la tranquillità, le lunghe salite regolari e la natura, che da queste parti, per fortuna, è ancora intatta.










domenica 23 ottobre 2011

MONTE BALDO da Torbole-Lago di Garda (Trentino Alto Adige, TR): 15 km di salita - 1500 metri di dislivello in mountain bike


TRACCIA GPS SCARICABILE:


Grumello del Monte, 10/04/2011
Quando tutto va storto, la miglior soluzione per non farsi travolgere dagli eventi è quella di montare in sella ad una bici e macinare un po' di chilometri. Se poi si ha la possibilità di trascorrere un fine settimana in una tranquilla località sul lago di Garda, tanto meglio.
Il piccolo centro di Torbole (70 metri s.l.m.) è la base ideale per l’ascesa al Monte Baldo (circa 2000 metri s.l.m.). Dispone, tra l'altro, di un'area camper con accesso diretto alla spiaggia (Camperstop Torbole - Via al Còr n. 2a - Nago-Torbole, Italia - GPS: N45.872580, E010.872620 - Link Tariffe (cani ammessi), con corrente e camper service, a 100 metri dalla spiaggia, servizi igienici puliti, bagno per disabili, baby room, lavatrice, piccolo negozio - Tel. +390464548204 - sito web: https://www.camperstoptorbole.com/it).
Dalla piazzetta lastricata parte subito una rampa spezzagambe che in pochi secondi ci catapulta in mezzo ai prati e ai boschi. Marco ed io procediamo in silenzio, ascoltando la musica del nostro lettore MP3.


E’ una bellissima giornata di primavera e fa già caldo, nonostante siano soltanto le 9 del mattino. L’aria è limpida, nessuna nuvola a contrastare l’azzurro intenso del cielo. C’è una gran pace quassù e la visione del  lago, che via via rimpicciolisce mentre saliamo, non fa che aumentare questa sensazione di benessere che mi pervade. La salita è regolare, ma non concede tregua. Passiamo accanto ad alte falesie ed attraversiamo volte naturali create dai rami degli alberi. Ad ogni bivio seguiamo le indicazioni per il Parco delle Busatte e per il Monte Altissimo. 


Più si sale di quota, più la vista spazia lontano: sulla catena di montagne ancora innevate alla mia destra, sul piccolo triangolo azzurro del lago di Ledro, in fondo a sinistra, e sul lago di Garda, sempre più piccino, sotto di noi.


A 1500 metri di quota, dopo 15 km di salita, la neve comincia ad invadere la carreggiata, sempre più, fino ad ostruirla completamente. Se anche Marco, impavido biker, rinuncia a penetrare il candido manto con le ruote della sua mountain bike, significa che l’impresa non è fattibile e se non lo è per lui, men che meno per me, che impavida non sono.
Sarà per la prossima volta. Indossiamo il kway ed invertiamo la rotta.



Lascio che Marco si sfoghi nella discesa, mentre io scendo di proposito con molta calma, per imprimermi nella mente tutte le meravigliose immagini che i miei occhi riescono a catturare. 
La fine della discesa arriva, in ogni caso, troppo presto.


Il lago adesso è fortemente increspato dal vento che si è alzato, per la gioia dei velisti e dei surfisti. Prima di rientrare, ci fermiamo un po' sulla sua riva ad osservare la moltitudine di vele bianche filare veloci sulla superficie dell’acqua: uno spettacolo che ipnotizza e un regalo inaspettato a conclusione della splendida giornata.



sabato 22 ottobre 2011

Colle del Melogno da Orco Feligno (Savona - Liguria): 36 km – 800 metri di dislivello+ in bici da corsa


TRACCIA GPS SCARICABILE:


Grumello del Monte, 03/04/2011
Si può partire una domenica mattina all'alba e sciropparsi 600 km di autostrada in un solo giorno soltanto per scalare un colle? Sì, si può, se si ha per amico un folle, adorabile ciclista. Fantastico Beppe! Ha capito la situazione al volo. E, allora, via, si parte! Destinazione Liguria. 
Il Colle del Melogno da Orco Feligno è una piacevole scoperta. La strada non è assolutamente paragonabile a quella che sale da Finale Ligure, più trafficata e meno suggestiva. Questa è la prima vera salita della stagione: circa 18 km in totale fino al Forte, anche se gli ultimi 3 o 4 km sono tutto un saliscendi. Bellissimi i primi tornanti che in un batter d'ali mi fanno salire di quota. La natura non si è ancora risvegliata completamente, ma ormai è questione di pochi giorni. Salgo ascoltando il silenzio: che quiete regna quassù! Il magnifico faggeto appare all'improvviso e mi lascia senza fiato per la sua bellezza. E' già uno spettacolo così; chissà che meraviglia quando le verdi chiome rivestiranno i rami di questi snelli, altissimi alberi! I 12 km di salita fin qui passano senza che me ne accorga. A questo punto inizia il saliscendi e dopo pochi chilometri la strada va ad incrociarsi con la provinciale che sale da Finale Ligure. Ancora un chilometro in leggera salita ed ecco il Forte. Mentre Beppe si concede un the al bar, io ne approfitto per riscaldarmi al sole. Una gran pace è scesa dentro di me, la mente libera da ogni pensiero. Non lo credevo possibile, mi sembra quasi un miracolo. Grazie carissimo amico, non dimenticherò mai quello che hai fatto per me.

venerdì 21 ottobre 2011

Parzanica - Solto Collina - Valrossa - Colle Gallo - Colle dei Paste - Gandosso, da Grumello, in bici da corsa: 135 km - 2230 metri di dislivello+



Grumello del Monte, 13/11/2010
Strano, non fa tanto freddo stamattina. Meglio così! Però il copione è identico a quello dei fine settimana precedenti. Stesso cielo grigio, stessa aria umida e stesso giro, ma tanta voglia di pedalare. Chissà che succede oggi! Tanto per cominciare, sul lungolago sento una voce alle mie spalle: è Renato con il suo gruppetto di fedeli. “Ciao Manu!”- grida - e, nel superarmi, mi dà un’occhiata eloquente. Lo so, vuole che mi attacchi al “trenino”, ma questo mica è un treno normale, è un TAV, capperi! Il problema è che la velocità mi fa venire la “gregnarola”, mi dà alla testa come un bicchiere di vino. Dài Manu, piantala di ridere, concentrati sulle ruote che ti stanno davanti e di fianco, altrimenti rischi di causare un tamponamento a catena. E, poi, chi li sente questi! Per fortuna arriva il bivio per Parzanica. Saluto il gruppo che procede dritto, costeggiando il lago, mentre io metto la freccia e giro a sinistra. Puff ... meno male: il gioco è bello finché dura poco! 
Tornante dopo tornante, scollino dopo 7 km di salita. Nel frattempo, il cielo si è aperto e la strada è inondata dalla luce calda del sole. Giro la bici e scendo di nuovo sul lungolago. Trovo subito un altro “trenino”, più alla mia portata rispetto al precedente, che mi trasporta senza fatica fino al bivio per Solto Collina. Anche questo "trenino" prosegue lungo la riva del lago, mentre io affronto la seconda, breve salitella della giornata. 
Dopodiché, plano in Valcavallina e risalgo verso Ranzanico e Bianzano, (terza, dolce, ascesa), dove effettuo la consueta sosta “tecnica” al bar. Quindi, scendo lungo la Valrossa verso la Valseriana, per scalare il Colle Gallo da Albino. 



Anche la discesa da quest'ultimo colle è gradevole e non posso fare a meno di compiacermi per la bellissima giornata. Sembra quasi primavera! 


Non l’avessi mai pensato! Nel giro di un nano secondo il cielo si oscura di nuovo. Una massa grigia e compatta si muove in modo repentino verso il sole; lo inghiotte e tutto ritorna incolore e spento come quando ero partita. Fine di un sogno! Sul provinciale, fino a Trescore Balneario, mi estraneo per non vedere il via vai di auto, camion e pullman. Poi, risalendo il Colle dei Paste, torna la quiete. Scollino e prendo la via di casa. Però, già che ci sono, quasi, quasi, mi sparo anche l'ascesa a Gandosso. Meglio approfittare del clima, tutto sommato, mite.  Chissà per quanto tempo ancora sarà possibile andare su e giù per i colli! L'inverno è ormai alle porte!








giovedì 20 ottobre 2011

Lago d'Iseo-Vigolo - Solto Collina - Valrossa - Colle Gallo - Colle dei Paste - Gandosso, da Grumello: 125 km - 2000 metri di dislivello+ in bdc (Lombardia, BG)


TRACCIA GPS DA SCARICARE:


Grumello del Monte 06/11/2010
Sabato mattina. La sveglia del cellulare mi fa balzare dal letto: sono le 5:00, sono viva e ho davanti a me un nuovo giorno; non lo voglio sprecare.
Quando esco da casa, il cielo è grigio, l’aria densa di umidità. Non ci faccio caso; monto in sella e parto.
Il giro sarà più o meno lo stesso di sabato scorso e degli autunni passati, ma è sempre un’avventura diversa: gli incontri, le sansazioni e le emozioni cambiano. Ogni volta noti qualcosa di nuovo nel paesaggio, che nei giri precedenti ti era sfuggito, e gli imprevisti sono all’ordine del giorno. Infatti, a Tavernola, la strada che sale a Parzanica è chiusa per lavori. Poco male! Torno indietro 3-400 metri e imbocco la salita per Vigolo, che è della stessa lunghezza di quella per Parzanica, ma più dolce e con un dislivello inferiore di 200 metri. Però è altrettanto panoramica. Mi raggiunge un ragazzo in mountain bike e facciamo un po’ di strada insieme, parlando, ovviamente, di ciclismo.
Isola di S. Paolo (Lago d'Iseo)
Che belle amicizie sono nate pedalando! E quanto bene mi ha fatto e mi fa, soprattutto in certi momenti, parlare o semplicemente ricevere un sorriso da persone sconosciute! E poi, a parte pochi “esaltati”, quasi tutti hanno la mia stessa filosofia di vita, lo stesso spirito e si entra subito in sintonia. Mi capita spesso di incontrare ciclisti che cambiano programma e percorso per stare in mia compagnia, per non interrompere quell’armonia che si è creata parlando di ciò che ci appassiona. Questo mi fa tanto piacere, perché sono persone di ogni età: significa che la bici unisce tutti, giovani e meno giovani, donne e uomini di ogni estrazione sociale, dall’operaio all’avvocato. In bici siamo tutti uguali, senza distinzione di sorta.
Scollino, indosso il k-way e ridiscendo dalla medesima strada, planando verso il lago. Dietro un tornante mi trovo, improvvisamente, faccia a faccia con uno splendido cavallo nero. Il suo muso sporge talmente dal recinto che, se non fossi così saldamente aggrappata ai freni, potrei alzare una mano e accarezzarlo.
Incrocio Francesco che sale come un razzo. So già che tra poco mi riprenderà in discesa. E così è: non per niente è stato soprannominato “la moto”.
Sul lungolago m'imbatto anche in Renato, sempre seguito da uno stuolo di discepoli. Due parole al volo e via ... continuo il mio giro: Solto Collina, Valrossa, Colle Gallo, Colle dei Paste.
Altri incontri, altri panorami. Pensieri positivi, la speranza che tutto si risolva per il meglio.
E’ ancora presto quando arrivo a Grumello. Dài, ci sta anche la salita a Gandosso, ma me la voglio prendere con calma.
Salgo e scendo in modo tranquillo, assaporando i profumi, godendomi il paesaggio, la quiete e il tepore del sole che, finalmente, ha deciso di mostrarsi. Mi sento un po' stanca, ma è una stanchezza voluta, cercata, che, sarà anche un paradosso, ma mi fa star bene.

martedì 18 ottobre 2011

Lago d’Iseo, Parzanica, Solto Collina, lago di Endine, Valrossa, Colle Gallo, Colle dei Paste: 116 km - 1720 m dislivello in bici da corsa (Lombardia, BG)


TRACCIA GPS SCARICABILE:



Grumello del Monte, 30/10/2010
Il meteo prevede anche per domani piogge torrenziali. Che barba! E’ la terza domenica di fila che piove e allora mi organizzo per anticipare l’uscita in bici al sabato. Peraltro, pare che alle 8 del mattino ci saranno solo 3° C e, quindi, oggi, niente discese lunghissime, pena congelamento assicurato. Farò il solito giro autunnale, con tante, brevi salitelle e altrettante brevi discese, sui monti prospicienti i laghi d’Iseo e di Endine, quelli con una quota non superiore agli 800 metri. Percorro con passo regolare i 21 km che mi separano da Tavernola e, subito dopo il cementificio, giro a sinistra. Inizia qui la salita che in 7,5 km mi porterà a Parzanica, piccolo borgo affacciato sul lago d’Iseo. E’ una salita panoramicissima, ma un po’ impegnativa, con un dislivello di circa 600 metri. La strada sale alle spalle dell’orrendo cementificio con una pendenza tra l’8 e l’11% per il primo chilometro. Al bivio svolto a destra. Qualche metro di respiro e, poi, un altro chilometro al 9-10%. In prossimità del ponte in ferro, butto l’occhio alla cascatella alla mia sinistra e, quindi, riprendo a salire. Un altro chilometro al 9-10%, seguito da 700 metri facili e da uno strappo di 500 metri all'11-12%. Negli ultimi chilometri la pendenza si mantiene tra il 7 e il 9%. Mi piace da morire questa salita. La vista del lago, con Montisola e gli isolotti di Loreto e San Paolo, non mi abbandona mai. Vedo lo specchio d'acqua rimpicciolirsi sempre più mentre affronto i vari tornanti. 





Volendo, da Parzanica si può raggiungere Vigolo attraverso una bella strada che corre lungo il fianco della montagna e, da lì, ridiscendere a Tavernola, in un giro di circa 18 km. Ovviamente si può fare il percorso inverso: salire a Vigolo e ridiscendere da Parzanica, affrontando una salita molto più facile, con pendenze mai superiori all’8%. Scollino, mangio un panino e scendo, avendo sempre sotto gli occhi il lago, incastonato in una splendida cornice di montagne, tra cui il Guglielmo e la Corna Trenta Passi.
 

Poco dopo, mi ritrovo sul lungolago e proseguo a sinistra, verso Riva di Solto. Passo accanto ad una piccola cascata, che si tuffa nel lago, mi infilo in una galleria, supero un’altra cascata e, dopo circa 7 km, arrivo a Riva di Solto. 



Qui, seguo le indicazioni per Solto Collina e affronto la seconda, breve salita. Tre chilometri facili, con pendenze blande, ma un tratto iniziale al 12% e uno finale all’11%, sempre con il lago a farmi compagnia. 



Scendo dall’altro versante e mi ritrovo nella Val Cavallina, all’incrocio con la strada che da Bergamo conduce a Clusone e in Val Seriana. Giro a sinistra e subito dopo, al bivio, a destra, per salire a Endine Gaiano. Passo per il centro del paese e, alla piccola rotonda, imbocco la via a sinistra, procedendo lungo una strada secondaria che corre alta e parallela a quella sottostante, trafficatissima, che costeggia il lago di Endine. Anche qui la vista spazia sull’intero bacino e sulle montagne sovrastanti. E’ un lago più piccolo rispetto a quello d’Iseo, dall’atmosfera più silenziosa e tranquilla. Le sue acque, di colore blu scuro, riflettono il paesaggio circostante e spesso, in inverno, ghiacciano, realizzando uno spettacolo davvero singolare a quote così basse (attorno ai 350 metri slm). Imbocco Via della Costituzione, alla mia destra, e affronto la terza salita. La strada s'inerpica in modo deciso verso Ranzanico per circa 1,5 km, con alcuni strappi al 15-16%. Da quassù il panorama è fantastico, da cartolina. 



Attraverso il piccolo borgo e arrivo all’incrocio con la strada più frequentata che, da Spinone al Lago, porta in Valrossa, mia prossima tappa. Proseguo dritto su per una dolce salita e, dopo 3 km, scollino. Dal bivio di Endine sono circa 7 km. Ne approfitto per mangiare il secondo panino e, poi, scendo lungo la Valrossa fino a Cene, attraversando, per circa 8,5 km, la stretta valle che collega la Val Cavallina alla Val Seriana. Che incanto e che belli i boschi con questi colori autunnali! 


A Cene, all’incrocio, svolto a sinistra. Procedo, quindi, sempre dritto per 1,7 km, fino ad un successivo crocevia, dove giro nuovamente a sinistra, seguendo le indicazioni per Casazza. Dopo aver percorso un noioso falsopiano in leggera salita per 3,7 km, inizio la quarta ascesa: 5 km di strada ampia e ben asfaltata, con pendenze tra il 7-8%, intervallati da brevi tratti al 9-10%, che mi elevano ai 763 metri di quota del Colle Gallo, valico che mette in collegamento la Val Seriana con Val Cavallina attraverso la Valle del Lujo. Qui, c'è una fontanella ed un chiosco che vende bibite e panini, nonché la chiesetta della Madonna dei ciclisti ed uno splendido panorama. La discesa a Gaverina Terme e alla strada provinciale Bergamo-Clusone è di 7,7 km (l’anello Colle Gallo – Valrossa si può fare anche in senso inverso per una lunghezza di circa 50 km). Mi immetto sul provinciale trafficato e mi dirigo a destra verso Trescore Balneario. Dopo meno di 4 km, al semaforo, giro a destra per Cenate Sopra e percorro una strada secondaria, meno caotica, che mi porterà al Colle dei Paste, quinta e ultima salitella, in circa 5,5 km, lungo un falsopiano in leggera salita che s'impenna nel tratto finale. Ho una fame da lupi. Credevo che un’abbondante colazione e due panini potessero bastare per questo percorso e, invece, adesso, mi trovo in preda alle allucinazioni. Per fortuna le salite sono finite. Tra 20 km sarò a casa e potrò, finalmente, dar fondo al frigorifero.

domenica 16 ottobre 2011

Alla croce di Predore in mountain bike: 35 km - 850 m di dislivello (Lombardia, BG)

(foto scattata in un altro periodo)


Grumello del Monte, 24/10/2010
Un’altra domenica di pioggia e un’altra notizia sconvolgente. Che faccio? Mi chiudo in casa e mi piango addosso o reagisco ed esco ugualmente? Scelgo la seconda soluzione, anche se sarà dura ... il morale è in fondo ai calzini. Comincio la giornata con due ore e mezza di camminata veloce in collina e sto già meglio. Al ritorno, arriva, a fagiolo, un invito di Marco e Giuseppe per un giro in mountain bike nel primo pomeriggio. Pioviggina, ma non percorreremo sentieri infangati. Perciò, accetto volentieri: servirà a distrarmi. La nostra meta è la croce di Predore (che è situata in cima al Col d’Oregia, 892 metri slm) da Viadanica. Partiamo tranquilli, senza fretta e ci dirigiamo verso Villongo. Dopo circa 7 km, al bivio per Viadanica, svoltiamo a sinistra e seguiamo le indicazioni fino al paese. L’atmosfera è distesa, ci si prende in giro a vicenda. Sono grata ai miei compagni: è proprio quello di cui avevo bisogno! Procediamo su asfalto ancora per 4-5 km in leggera salita e arriviamo ad una biforcazione. A sinistra si sale alla chiesetta degli alpini, mentre a destra si può raggiungere il Monte Bronzone (1334 m slm) o la croce di Predore. Pertanto, svoltiamo a destra, inerpicandoci su per una stradina in bitume che si insinua in un bellissimo bosco avvolto dalle nuvole basse. Tutt’intorno è silenzio. Nessuno fiata, adesso; forse per non rompere l’incantesimo, forse per risparmiare ossigeno, visto che nei due chilometri successivi la pendenza non ci darà respiro, mantenendosi sempre tra il 20 e il 25%. Dopo un tornante, il bitume lascia il posto allo sterrato e la pendenza scende all’8%. Procediamo con un po’ di difficoltà a causa delle rocce rese scivolose dalla pioggia. Una breve discesa e, poi, riprendiamo a salire. Ecco alla nostra sinistra il sentiero che porta al Monte Bronzone, ma noi lo ignoriamo e continuiamo su per lo sterrato fino ad un’azienda agricola. Siamo quasi arrivati alla nostra meta.
Imbocchiamo una brutta stradina, che sale a destra del fabbricato e, dopo pochi metri, raggiungiamo il pianoro con l’imponente croce di ferro. Ai suoi piedi c’è una tavola di orientamento con incisi i nomi di alcune vette. Marco sostiene siano le montagne che si possono osservare da qui in una limpida giornata di sole: Presolana, Monte Guglielmo, Ortles ... e dài, addirittura Monte Bianco, possibile? Mah, faccio fatica a crederlo! In ogni caso, il panorama da qui dev’essere davvero eccezionale, ma non oggi. Mi sembra di essere sospesa su un mare di bambagia! L’aria è gelida, quindi non perdiamo tempo o rischiamo di beccarci un accidente! Giriamo le bici e iniziamo a scendere. Al primo bivio, però, svoltiamo a destra e scendiamo verso Predore. Non è una bella idea. Lo sterrato è ripidissimo, con stretti tornanti, fango e pietre viscide. I freni bagnati non fanno un buon lavoro; prendo velocità, non riesco ad avere il controllo della situazione. Scendo e risalgo dalla bici più volte. Nel bosco non va meglio, con quel tappeto di foglie bagnate e scivolose. In un modo o nell’altro, riesco a sbucare sull’asfalto, convinta che il peggio sia passato. Povera illusa! Ma che razza di strada è mai questa! Cerco di spostare indietro il corpo il più possibile al di là della sella per evitare di ribaltarmi. L’asfalto è bagnato e i freni non tengono. Anche qui tornanti stretti e pendenze intorno al 30%. Otto, nove chilometri di terrore! Che sollievo giungere sul lungolago! E chissenefrega se adesso piove a dirotto! Sono in salvo! 15 km e sarò a casa, al calduccio, ma la cosa più importante è che, almeno per alcune ore, ho dimenticato le mie preoccupazioni.

giovedì 13 ottobre 2011

Alle pendici del Misma in mountain bike: 44 km – 757 m di dislivello (Lombardia, BG)


Grumello del Monte, 13/10/2010
Giornata calda, cielo terso: l'occasione è ghiotta per un'escursione in mountain bike sul Misma! Ovviamente dovrò accontentarmi di un percorso breve, quello che mi consente di fare la pausa pranzo. Il Misma è un monte "situato a pochi km da Bergamo, a cavallo tra la Val Seriana e la Val Cavallina. Ha un'altitudine di 1160 metri ed è, tra le montagne delle Prealpi Bergamasche, quella che offre il panorama più ampio e completo sulle principali vette orobiche". Ormai conosco tante stradine secondarie che mi permettono di raggiungerlo evitando il traffico dell’ora di punta. Da Grumello mi dirigo verso Chiuduno e, dopo un km, mi immetto su una stradina di campagna. Guado un piccolo ruscello, attraverso un vigneto e mi trovo sulla via per Gorlago. Qui, imbocco uno sterrato che mi scodella ai piedi del Colle dei Paste. Salgo su asfalto per alcune centinaia di metri e poi devio a destra, affrontando una rampetta in bitume, un tratto di sterrato in discesa e, poi, di nuovo una rampa in bitume a piccoli solchi trasversali. Il particolare non è irrilevante se la pendenza è del 25%, perché la salita diventa più difficoltosa, anche se, in seguito, “spiana” al 15 e al 18%. Sono soltanto 500 metri, ma che dolore! Scollino, percorro un paio di chilometri in falsopiano su asfalto e, al bivio, procedo a destra, godendomi il panorama di rilievi a perdita d’occhio. Al successivo incrocio, svolto a sinistra, scendendo verso la Tribulina e, giunta al crocevia, prendo la prima strada a destra “Via Monte Misma”, continuando per 1,5 km in salita (pendenza dal 10 al 13%). Arrivo al tratto in bitume, che s'impenna al 16%, ed entro nel bosco. Dopo 560 metri inizia lo sterrato e la pendenza si mantiene tra l'8 ed il 10% per circa 1,2 km. Passo, quindi, attraverso una grande cancellata e mi inerpico su per un’altra rampa tremenda al 25%. Un lungo ramo spinoso con annesso fogliame mi si infila, non so come, nella ruota anteriore. Proprio qui!!! Mi rassegno a trasportarlo fino in cima, quando scorgo un raccoglitore di castagne, munito di falcetto. Gli chiedo gentilmente se ce la fa a sfilare il ramo senza che io mi fermi, altrimenti con questa pendenza non riesco più a ripartire. Detto fatto, in un attimo il problema è risolto. Ringrazio il mio provvidenziale soccorritore e continuo a salire ancora per 400 metri, fermandomi nei pressi di un altro cancello. Da qui partono diversi sentieri. Il Misma è un vero labirinto e, se non lo conosci bene, rischi di vagare per ore senza trovare la giusta via d’uscita, come è successo a me un po' di tempo fa. Però era domenica e non dovevo tornare al lavoro come adesso. Perciò, dietro front. Ritorno sui miei passi, scendo alla Tribulina, risalgo il Colle dei Paste e, dulcis in fundo, mi voglio proprio godere una divertente discesa nel Parco dell’Argon. Mi è sempre piaciuto scendere a manetta da questo bellissimo sterrato, che si insinua nel fitto di uno splendido bosco. E' inebriante e arrivo in un baleno a S. Paolo d’Argon. Riprendo la via di casa con un’espressione beata stampata sul volto, ma un’amara sorpresa mi aspetta al guado del ruscello. Un contadino mi si para davanti con fare minaccioso. "Questa è una proprietà privata", sostiene. E da quando? Io non ho mai visto alcun cartello ed è una vita che passo di qua! "Sì, ma da questo momento non si passa più!" E, così dicendo, piazza un bel tronco di traverso sulla via, ostruendone completamente il passaggio. Benedetto uomo! Che fastidio ti può dare una donzella in bici su una stradina di campagna? A questo punto, non mi resta altro da fare che tornare indietro ed immettermi sul provinciale trafficato. Per fortuna sono di indole pacifica e non permetto a nessuno di rovinarmi il buonumore, ma certe cose proprio non le capisco!

martedì 11 ottobre 2011

Val di Scalve e Croce di Salven: 160 km - 2.160 m di dislivello in bici da corsa (Lombardia, BG-BS)




Grumello del Monte, 10/10/2010
Percorso: Grumello - Lovere - Rogno - San Vigilio - Angolo Terme - Dezzo - Croce di Salven - Borno - Malegno - Boario Terme - Angolo Terme - San Vigilio - Rogno - Lovere-Grumello

E’ da un po’ di tempo che mi frulla nella testa l’idea di esplorare la Val di Scalve. Una delle mie mete, la Croce di Salven, si trova soltanto ad una quota di circa 1.150 metri ed ho letto da qualche parte che la discesa è, sì, di 15 km, ma tutta esposta ai raggi del sole. Pertanto, un itinerario fattibile in questo periodo dell’anno. Si trattava soltanto di aspettare una domenica di bel tempo e, oggi, dovrebbe essere quella giusta. In effetti, quando esco da casa, il cielo promette bene: non è limpidissimo, ma il meteo prevede un miglioramento nel corso della giornata. Sono fiduciosa e, poi, quell’alba infuocata, che si presenta davanti ai miei occhi mentre mi dirigo verso il lago d’Iseo, è incoraggiante.
Come domenica scorsa, percorro la sponda bergamasca del lago, l’unica assolata al mattino. 25 km che scorrono veloci sotto le mie ruote. Il lago infonde una gran pace e, a quest’ora del mattino, la strada è tranquilla. Tra non molto, quando sarà invasa dai numerosi gruppi di ciclisti e dal traffico motorizzato, perderà gran parte della sua magia. Supero Predore, Tavernola e Lovere, con i loro porticcioli ancora deserti. Alla rotonda, prima del ponte sull’Oglio, seguo le indicazioni per Rogno e, dopo 3 km, al bivio per Castelfranco, giro a sinistra. Ovviamente, in Val di Scalve ci voglio arrivare per la via più dura e meno trafficata, quindi quella che sale a S. Vigilio e a Monti. Nei primi 3 km la pendenza è regolare e si mantiene al 7-8%. Seguono, poi, circa 4 km abbastanza impegnativi, con un lungo rettilineo al 13-14% ed altri due al 9-10%. Infine, uno strappo, al 14-15% poco prima di scollinare. La strada è molto panoramica: sale a zig-zag sul versante della montagna rivolto ad est e, perciò, essendo completamente al sole, è l'ideale per le fredde mattine di ottobre. Laggiù, un po’ più spostato a sud, il lago d’Iseo, mentre, dall’altra parte della vallata, una lunga catena di montagne, tra le quali Montecampione, rinomata stazione sciistica.


Dalla piccola borgata di S. Vigilio, la strada si restringe e prosegue a mezza costa per circa 2,5 km, con qualche saliscendi, fino al paesino di Monti, disegnando un ampio semicerchio, alle cui estremità sono situati, appunto, S. Vigilio e Monti. Sopra e sotto di me il bosco, con i suoi caldi colori autunnali. Scendo, quindi, verso Angolo Terme per 6 km, godendomi il panorama e lasciandomi riscaldare dai raggi del sole, essendo anche questo versante orientato ad est. Giunta al paese, seguo le indicazioni per la Val di Scalve e svolto a sinistra. Poco dopo, mi trovo all'imbocco di una galleria. Alla sua destra c’è una stradina, ma, a colpo d’occhio, non mi sembra in buono stato. Uhm ... meglio evitare. E dài, che sarà mai? Non c’è traffico e il tunnel è abbastanza illuminato. Lo percorro di buona lena, sperando di vederne in fretta la fine. Non so dire quanto sia lungo, perché il Garmin dentro la montagna non rileva i dati, ma, a spanne, penso non più di 2 km. Quello che vedono i miei occhi, all’uscita del budello, mi lascia letteralmente a bocca aperta. Sono sorprendentemente catapultata in un altro mondo. Incredibile! La valle si è ristretta all’improvviso e la strada corre in mezzo ad una bellissima gola. Mi sento come Alice nel Paese delle Meraviglie. Non so più dove buttare gli occhi. Alla mia destra, leggermente più in basso, un torrente dalle limpide acque azzurre; ai lati, due alte pareti rocciose a strapiombo, dalle quali scendono innumerevoli rivoli e cascatelle. Certo non mi aspettavo di trovare un posto così incantevole! Non c’è in giro anima viva, sono sola soletta. Quasi quasi, mi prende un pizzico di inquietudine, che passa subito. Perchè inquietarsi in un posto tanto bello? Mi infilo in una seconda, piccola galleria di 500 metri e in una terza leggermente più lunga. Poco dopo, eccone un'altra. Accipicchia! Ma quante sono? Questa avrà una lunghezza di 3 km, abbastanza illuminata e in leggera discesa, quindi velocissima da superare. Scoprirò più tardi di aver appena percorso la famosa Via Mala. Ne avevo sentito parlare, ma non sapevo fosse questa. Poi, la valle diventa appena appena più ampia e il bivio per la Croce di Salven mi coglie di sorpresa. Di già? Attraverso un ponte sul torrente alla mia destra e, dopo una curva a gomito, inizio a salire in mezzo al bosco, continuando, per circa 3 km, su una strada più stretta e ripida, con una pendenza tra il 9 e l’11%. Seguono 2 km panoramici in falsopiano ed altri 2 un po’ più aspri, finchè arrivo alla Croce di Salven: una croce di marmo bianco che noto per puro caso alla mia sinistra. Un cartello mi informa che mi trovo nei boschi di Giudetti, parco naturale. Bene! Indosso il k-way e mi lancio nella lunga discesa che mi condurrà, prima a Borno e, poi, a Malegno su strada ampia, soleggiata e non troppo trafficata. Da Malegno a casa avrò davanti a me circa 60 km di piattume. Mi vien male solo a pensarci. Dopo una decina di noiosi chilometri, raggiungo Boario Terme e sono già in preda ad una leggera sonnolenza: è l’effetto del pedalare in pianura. 


Al semaforo, un cartello indica a destra la direzione per Angolo Terme e la Via Mala.  Decido in una frazione di secondo. Ritorno ad Angolo Terme e percorro a ritroso la strada fatta all’andata. Non so di quanto allungherò il tragitto, ma la deviazione mi aiuterà a rompere la monotonia. 4 km di salita e arrivo ad Angolo Terme; altri  6 e risalgo a S. Vigilio, più o meno tutti ad una pendenza del 7-8%. Scollino, sbrano il terzo ed ultimo panino, dopodiché ridiscendo a Rogno. Da qui a Lovere mi aspettano 3 km di puro inferno, un caos tremendo. Sono costretta pure io a procedere a passo d’uomo ed a fermarmi spesso per far passare i pedoni. Il bivio per Castro arriva come una liberazione. L’inferno se ne va a destra ed io a sinistra, lungo la riva del lago che, stranamente, è meno incasinata di quel che pensavo. Come sempre, i chilometri sul lago scorrono veloci. All’improvviso sento un sibilo. Che succede? Oh no, ho forato! Ma proprio adesso ... a 10 km da casa? Chissà se mi ricordo ancora come si fa a sostituire la camera d'aria! L'ultima foratura risale a due anni orsono. No panic! Ce la devo fare per forza. Sorprendo me stessa per la facilità con cui eseguo l'operazione. Però, che soddisfazione poter contare solo su se stessi! E adesso via, di corsa a casa, a riabbracciare i miei figli, più felice che mai!