Viaggiando in lungo e in largo per il mondo ho incontrato magnifici sognatori, uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni. Li mantengono, li coltivano, li condividono, li moltiplicano. Io umilmente, a modo mio, ho fatto lo stesso. (Luis Sepulveda)

martedì 18 ottobre 2016

VAL DI NON in camper e bici (Trentino Alto Adige, settembre 2016))

(57 km – 972 metri di dislivello+ in mountain bike)


Avevo letto da qualche parte che la pista ciclabile della Val di Non iniziava a Taio, perciò ho scelto di far base con il camper nell'area attrezzata più vicina e, cioè, quella situata fra Tres e Vervò, distante circa 5 km e situata a 900 metri di altitudine (Area comunale La Batuda, Via Predaia, Tres, GPS: N46.32075, E11.10216, tariffa: 12 euro, con corrente, camper service esterno gratuito, wc, parco giochi, area barbecue con tavoli, punto di partenza per passeggiate, cani ammessi, apertura: marzo-ottobre). La cosa positiva è che, di notte, si dorme da dio; quella negativa è che Taio si trova alla più bassa quota di 500 metri. Affronto i 5 km di discesa con la consapevolezza che li ritroverò in salita al ritorno, proprio alla fine del giro in bici. Come al solito, ho tracciato con Bikemap un percorso ipotetico, senza conoscere lo stato delle strade che andremo a percorrere, fiduciosamente contando sul fatto che, essendo un programma per ciclisti, non dovrebbe mandarci troppo allo sbaraglio. In effetti, a Taio, il cartello della pista ciclabile c'è, ma l'ingresso è chiuso da un cancello con lucchetto. Torniamo sulla SS43 e notiamo i disegni della bici sull'asfalto. 
Lago di Santa Giustina
Li seguiamo in direzione nord, per alcuni chilometri, su una strada trafficatissima e battuta da numerosi TIR. Quando i disegni spariscono, proviamo ad imboccare la Via Romana che si stacca a sinistra e che corre tra i meleti, riportandoci, però, ancora, poco dopo, sulla strada principale. Ci rassegniamo a pedalare nel caos fino a Cles. Poi, al bivio, scendiamo a destra verso il lago di Santa Giustina. Attraversiamo una breve galleria ed un ponte, che ci porta sulla sponda opposta del grande bacino artificiale, dove iniziamo a salire sulla SS 42 (meno trafficata, per fortuna) verso Fondo, che dista 14 km. Ignoriamo la deviazione a sinistra per il Passo del Tonale e pure quella del Passo delle Palade, svoltando, invece, a destra verso il Passo della Mendola. Ed è a questo punto che iniziano a superarci alcuni partecipanti della Haute Route delle Dolomiti e delle Alpi Svizzere (una gara di 780 km e 22.300 metri di dislivello), con i quali dividiamo il rimanente tratto di strada fino a Fondo, ma anche il dolce profumo delle mele di cui è intrisa l'aria. 
Ciclabile Val di Non
Qui giunti, loro girano a sinistra, verso il Passo della Mendola. Noi, all'opposto, entriamo in paese, riempiamo la borraccia d'acqua fresca ad una fontanella e, finalmente, troviamo la segnaletica della Pista Ciclabile dell'Alta Val di Non, che seguiamo. La stradina entra subito in un paesaggio ridente e soleggiato, fatto di infinite distese di prati e di cime montagnose che gli fanno da corona. Ne percorriamo soltanto un tratto di 8 km, sui 25 della sua lunghezza, essendo la pista ciclabile un anello che parte e ritorna a Fondo, passando per Romeno, Salter, Cavareno e Malosco. A Malgolo, dopo un particolare ponte in legno, giriamo a destra ed iniziamo a scendere dolcemente per una decina di chilometri, immettendoci, poi, a Dermulo, nuovamente sulla SS 43, che ci riporta a Taio (c'è un po' di spazio a bordo strada per le bici). 
Ciclabile Val di Non
Gli ultimi 5 km di salita sono un calvario per via del caldo umido, ma, ripensando alle ore appena trascorse in sella, posso, comunque, ritenermi soddisfatta, perchè ho potuto farmi un'idea di questi luoghi che da tanto tempo desideravo conoscere. Cerco di immaginarmeli in primavera, con i meleti in fiore: dev'essere uno spettacolo unico! Bisogna che ritorni, magari partecipando alla manifestazione "Quattro ville in fiore", una corsa non competitiva attraverso i quattro borghi principali delle mele. Ci farò un pensierino!
Il nostro è stato soltanto un piccolo assaggio di quel che offre la Val di Non, in quanto le cose da fare e da vedere sono tante. Il territorio, infatti, comprende: 
- la catena delle Maddalene, che cinge la Val di Non a nord-ovest;
- l'Alta Valle e l'altopiano della Predaia, con le immense distese di prati e la famosa pista ciclopedonale, che abbiamo percorso in parte (clicca qui per visitare il sito ufficiale)
- il Parco Naturale Adamello Brenta, con la Val di Tovel ed il suo lago;
- i monti Anauni, che la separano dalla Val d'Adige;
- l'altopiano delle Quattro Ville, dove i meleti regnano sovrani.
Ci sono il Canyon Rios Sass ed il Parco Fluviale Novella, che vanno visitati con guide esperte; il sentiero scavato nella roccia che porta al santuario di San Romedio, oltre a numerosi castelli e laghi. Insomma, le cose da vedere non mancano.





08/09/2016: DALLA VAL D'ULTIMO VERSO IL PASSO RABBI (Trentino Alto Adige)


Anno dopo anno, la curiosità verso la Val d'Ultimo è aumentata sempre più. Un pensiero insistente e ricorrente che, come un tarlo, si è insinuato nella mente. Chissà perchè! Non essendo molto distante dalla Val di Sole, non ci lasciamo sfuggire l'occasione. Finalmente! Con il camper e attraverso il trafficatissimo, ma spettacolare, Passo delle Palade, ci trasferiamo all'ingresso di questa vallata misteriosa e appartata, individuato nella località di Lana, vicino a Merano. L'idea sarebbe quella di lasciare il camper lì e di percorrerla in bici, senonché, nella vana ricerca di un parcheggio, piano piano, arriviamo a Santa Gertrude, ormai alla testa della valle, dove adocchiamo un po' di spazio a bordo strada adatto alla sosta. Il paesaggio è quello tipico e idilliaco dell'altoatesino: prati verdissimi, fitti boschi di larici e antichi masi rurali. 
Respirando l'acre e intenso profumo di fieno, che robuste contadine stanno rastrellando sui pendii scoscesi delle montagne, ci avviamo verso il centro del villaggio, certi di trovare, in questo paradiso naturalistico, un'alternativa altrettanto interessante al giro in bici. Alcuni pannelli informativi suggeriscono vari percorsi a piedi di diversa lunghezza, mentre altra segnaletica in legno (ma sempre in lingua tedesca), a forma di freccia, indica la loro durata. Poco convinti, a causa del nostro abbigliamento non idoneo al trekking di montagna, scegliamo l'itinerario più corto (Kirchberg) e ci incamminiamo sul sentiero 106, che, più avanti, si immette nel 108, il quale conduce anche al Passo Rabbi. Ovviamente non siamo così scellerati da pensare di raggiungere i 2.449 metri di quota del Passo con le scarpe da ginnastica. E, poi, è già mezzogiorno. Decideremo, strada facendo, quando fermarci. Il sentiero ci porta tra prati rasati di fresco, fitti boschi ombrosi - dove scorrono le acque limpide e gorgoglianti di un piccolo torrente - e pascoli disseminati di rocce rossastre. 
Salendo, la valle diventa, via via, sempre più ampia. Procediamo lungo una strada forestale chiusa, a tratti, da una corda, che dobbiamo togliere e rimettere al nostro passaggio. Penso serva per tenere confinate le mucche che pascolano in quest'area ed evitare che si disperdano. Il suono dei loro campanacci è davvero assordante, ma tutt'altro che fastidioso! Giunti alla malga Kirchberg (1.887 metri), dopo circa un'ora e mezza di marcia, continuiamo a risalire la valle ancora per una mezz'ora, mentre la pendenza si accentua ed il sole diventa sempre più cocente. Superiamo un primo ponticello sul Rio Montechiesa e, poi, un secondo, nei pressi di una cascata. Marco si ferma qui. Io proseguo ancora per qualche centinaia di metri per scattare altre foto, arrivando ad un ampio pianoro ricoperto di mirtilli. I nuvoloni minacciosi che mi si parano davanti, però, mi fanno indietreggiare. Direi che è giunto il momento di rientrare. 
Dopo tutto, siamo partiti con l'intenzione di fare soltanto quattro passi e possiamo ritenerci soddisfatti. Ci siamo tolti la curiosità di vedere questa splendida vallata ed abbiamo effettuato una bella passeggiata all'interno del Parco Nazionale dello Stelvio, dove la natura regna incontrastata. Questi sono luoghi da perlustrare con calma e con l'attrezzatura adatta e noi, al momento, non possiamo assentarci da casa per troppo tempo. Mentre scendiamo, accompagnati dal mormorio delle acque del ruscello, scorgo improvvisamente, ai piedi di uno dei tanti, enormi massi che costellano la valle, una cicciottissima, morbida marmottona, immobile e ritta come una sentinella. Il tempo di immortalarla in uno scatto e quella scompare nella sua tana. Una visione che, da sola, mi appaga e mi emoziona.

VAL DI SOLE - VAL DI PEIO in camper e bici (Trentino Alto Adige, settembre 2016)


(70 km – 765 metri di dislivello+ per andata e ritorno in mountain bike) 


La pista ciclopedonale della Val di Sole inizia a Mostizzolo - prima del ponte che attraversa una profonda forra - e termina a Cogolo di Peio; costeggia il torrente Noce per tutta la sua lunghezza, eccetto un breve tratto presso Ossana, dove segue il Vermigliana. E' lunga circa 35 km (70 km A/R) ed ha un dislivello in salita di 680 metri, ai quali vanno sommati, eventualmente, altri 80-90 metri se il ritorno avviene sempre in bici. Dato che non c'è un parcheggio per il camper in quella zona, decidiamo di fermarci a Dimaro e lasciare il mezzo nell'ampio piazzale della stazione ferroviaria Dimaro/Presson - GPS: N46.329026, E10.872333 - (l'area camper è chiusa con lucchetto e sembra abbandonata da tempo). 
Val di Peio
Ci sono frequenti trenini (Dolomiti Express da Trento a Madonna di Campiglio: per prenotazioni tel. +39 0461 821000) e bus con trasporto bici, che collegano i vari paesi della valle (i bicibus sono in servizio da metà giugno a metà settembre e arrivano anche a Madonna di Campiglio, Carisolo, Tione, Storo, Torbole, Comano Terme e Trento o Fai della Paganella. Sono 7 linee diverse). Perciò, si può raggiungere la pista ciclopedonale da qualsiasi località e, all'uscita da ogni stazione ferroviaria, si trovano subito le indicazioni da seguire. Da Dimaro, dunque, con le nostre mountain bikes, risaliamo verso l'alta valle per 13 km, circondati dalle pareti del Gruppo di Brenta e dalle cime della Presanella e dell'Ortles-Cevedale. Tra un saliscendi e l'altro, passando da una sponda all'altra del Noce grazie a piccoli ponticelli, raggiungiamo il castello di San Michele di Ossana e, poi, Fucine. Qui finisce il tratto di ciclopedonale della Val di Sole e, per continuare su quella della Val di Peio, dobbiamo necessariamente attraversare la SS42 del Tonale e deviare verso nord. La stradina, sempre ben asfaltata, sale dolcemente, per 6,5 km, lungo un'ampia e verde valle, prima, sul lato sinistro del torrente e, poi, su quello destro (la pendenza si accentua nei pressi di una galleria, che la pista sovrappassa). Le ultime due ripide discese, invece, presenteranno un conto salato al ritorno, ahimè. 
Val di Sole
A Cogolo, la pista termina proprio all'incrocio con la trafficata SP 87, che conduce, in 7 km, ai 1397 metri di quota di Peio Fonti. Quindi, torniamo velocemente a Dimaro e scendiamo verso Mostizzolo, dove arriviamo dopo 15,5 km, superando altri saliscendi, alcuni anche abbastanza impegnativi. A questo punto non ci resta che girare le bici e percorrere a ritroso la strada fino a Dimaro. Il tratto Dimaro-Mostizzolo è migliore, secondo me, rispetto a quello Dimaro-Fucine: costeggia, infatti, quasi ininterrottamente il torrente Noce, si insinua tra i filari ordinati dei meleti, serpeggia in verdi distese prative, penetra un ombroso bosco di abeti bianchi e rossi, beneficia della vista di Castel Caldes e della Rocca di Samoclevo, che si affacciano sulla valle dai ripidi pendii della montagna. Nell'insieme, comunque, è un itinerario piacevole e tranquillo da pedalare, ma anche per camminare o correre. Alla fine, puoi sempre prendere il treno o il bus, quando non ce la fai più.












lunedì 17 ottobre 2016

VAL DI VARA in camper e bici (Liguria di Levante, 29/08 - 02/09/2016)





Tre giorni di full immersion nella verdissima Val di Vara, con breve incursione nell'emiliana, tranquilla Val di Taro e nella meravigliosa Foresta dell'Aveto, tra le province di Genova, La Spezia e Parma. Alcuni Passi a basse quote scalati (Biscia, Mola, Cento Croci, Bocco ed il mancato Casoni), con salite lunghe, ma dalle pendenze dolci, e panorami infiniti sui rilievi degli Appennini. Strade dissestate nella provincia genovese, dove la vegetazione ha inghiottito il guard-rail ed invaso per mezzo metro la carreggiata; strade sempre sconnesse nella provincia spezzina, ma con operatori alle prese, qua e là, con il taglio dell'erba sui cigli, dove un mondo sommerso di immondizia è stato portato alla luce e la cui sorte non è dato sapere quale sarà; strade migliori nella provincia parmense, con bordi strada puliti e curati. Due regioni, Liguria ed Emilia Romagna, due modi differenti di gestire l'ambiente ed il territorio.




DIARIO

29/08/2016: con la voglia irrefrenabile di partire, nonostante le previsioni meteo avverse un po' ovunque per questa settimana, mi ritrovo a scandagliare meticolosamente, sulla mappa dei relativi siti web, ogni angolo del nord Italia alla ricerca del “meno peggio” (al momento non mi posso allontanare troppo da casa e per più di qualche giorno). Individuo, pertanto, un'area interessante a nord delle Cinque Terre, in Liguria, che non conosco: la Val di Vara, dove pare che il maltempo sia limitato ad un solo giorno e le temperature accettabili. Approfitterò della giornata d'instabilità per percorrere, per la quarta volta, il sentiero tra Monterosso e Riomaggiore. E' sempre uno spettacolo e sono sicura che mi regalerà ancora nuove ed indimenticabili emozioni. Terrò, invece, gli altri 3-4 giorni per qualche giretto in bici nell'entroterra.
Eccoci, quindi, diretti all'area camper “Il Poggio" (Coord. GPS: N44.155071/9 – E9.659435 – Tel.: 366.42.46.163 - tariffa 25 euro - pensavo meno, a dir il vero, ma qui tutto costa di più) di Monterosso al Mare (Strada Provinciale 38 n. 112), situata a circa 1,5 km dal centro e raggiungibile in pochi minuti con la navetta (2,50 euro cad.) o in 20 minuti a piedi, in discesa, attraverso un ripido sentiero. Giunti sul posto, telefono al numero indicato e, dopo aver ricevuto il codice di apertura della sbarra, parcheggiamo e scendiamo subito all'antico borgo marinaro. E' pomeriggio inoltrato ed il famoso sentiero delle Cinque Terre lo percorreremo domani, ma dobbiamo fare la spesa e soddisfare la voglia di un gelato: ci sono 30° C e un'umidità talmente alta che abbiamo sudato persino in discesa. Speravo in cuor mio di trovare meno caos in questo periodo, ma, se è vero che la maggior parte degli italiani ha ormai ripreso la propria attività lavorativa, è altrettanto vero che, per i turisti stranieri, le vacanze continuano. Che stupida sono stata a non considerarli! Un crogiolo di razze diverse si riversa dai battelli, che attraccano ogni ora al piccolo molo, verso le spiagge assolate o gli stretti carruggi, affollandone le piccole botteghe, i bar e i ristoranti. Ricordo che, trent'anni fa, quando venni qui per la prima volta, c'era pochissima gente. Dieci e quindici anni fa, quando ci portai i miei due figli, c'erano già più turisti, ma si stava ancora bene. Oggi il posto è davvero invivibile, almeno per i miei gusti. Ci spingiamo fino all'ingresso del sentiero. Avevo dimenticato che c'è un prezzo da pagare per accedervi: 7,50 euro per noi adulti; 16 euro, comprensivi di biglietto per il rientro in treno, per chi non se la sentisse di percorrere sia l'andata che il ritorno a piedi, ma da dove, poi, non si sa, perchè scopriremo più tardi che il tratto Corniglia-Riomaggiore è chiuso almeno fino al 2018.
Avevo sognato di rivivere questa bellissima esperienza con un'altra atmosfera ed anche sperato di scattare delle buone fotografie, con una fotocamera migliore di quelle usate nel passato. Ora, quel che provo è soltanto un senso di fastidio per quella massa confusionaria e multietnica che ne ha preso possesso. E allora rinuncio. Marco è d'accordo: ci riproveremo un'altra volta e in una stagione diversa dall'estate.

30/08/2016: lasciamo l'area camper prima delle 9, come richiestoci dal gestore. Prossima meta: Calice al Cornoviglio, dove ci sarebbe una delle poche aree attrezzate della Val di Vara per poter parcheggiare il nostro mezzo. Le strade della Liguria, si sa, sono spesso strette e tortuose, ma alcune ancor di più, come quella che ci troviamo di fronte noi al bivio di Martinello. Una volta infilatici nell'angusta stradina, non abbiamo più possibilità di fare manovra per tornare indietro. Continuiamo per alcuni chilometri con molto disagio, fino ad un bivio insperato che, finalmente, ci consente di invertire la rotta di marcia. Decidiamo di lasciare il camper nel parcheggio degli impianti sportivi della vicina Beverino. Nel giro di pochi minuti, un violento temporale si abbatte nella zona. Penso che al Passo Casoni sia meglio salire domani, tempo permettendo.

31/08/2016: ad un passo … dal Passo Casoni 
(68 km – 1120 metri di dislivello+ in mountain bike) da Beverino


Le strade della Liguria sono anche infide. Mi riferisco in particolare a quelle che si inoltrano nell'entroterra e s'inerpicano sui versanti boschivi, collegando piccoli borghi semiabbandonati e arroccati sulle morbide cime dei monti. All'inizio ti illudono, ti fanno ben sperare: le ruote scorrono su un manto liscio ed uniforme, tanto che, ogni volta, mi pento di aver optato per la mountain bike anzichè per la bici da corsa. Puntualmente finisco per ricredermi e compiacermi per la scelta fatta, man mano che salgo di quota. Le strade, infatti, diventano talmente dissestate da non capire se siano sterrate o state asfaltate in epoche così antiche da rivelarne, oggi, solo qualche brandello residuo.
Il giro odierno parte dalla frazione S. Cipriano di Beverino. Sto imparando a tracciare e seguire i percorsi con Bikemap, ma devo ancora migliorare. Non conoscendo la zona, comunque, le incognite sono sempre in agguato. Se, poi, già alla partenza, Marco comincia a mettere in dubbio la direzione da seguire, allora sono dolori ... reali e tangibili: per dargli retta, chiedo conferma ad un ciclista del posto in fase di sorpasso e non mi avvedo dello sbalzo a bordo strada, finendo rovinosamente a terra. Colpa mia, che non mi fido al 100% di quello che faccio. Giurando a me stessa che d'ora in avanti ignorerò le perplessità di Marco, seguo imperterrita la freccetta nera sul dispositivo, che ci conduce a Martinello ed al bivio per Calice al Cornoviglio. La salita al Passo Casoni, di 17 km, inizia qui. Pendenze dolci - intorno al 6-7%, con qualche breve strappo al 9-10% - e boschi tutt'attorno. Raggiungiamo Calice al Cornoviglio, proseguiamo in leggera discesa e, poi, risaliamo nuovamente. 
Calice al Cornoviglio
Ed ecco, dopo una dozzina di chilometri, il bivio per Casoni (5 km). Viriamo a destra, senza pensarci due volte, su una stradina che diventa, via via, sempre più stretta e ripida, ma la freccetta si stacca dalla traccia del GPS. La direzione pare sbagliata. Non ci resta che fare dietro front, allora! E meglio così: questo posto è pieno di tafani indiavolati. Svoltiamo, perciò, a sinistra e scendiamo verso Veppo. Qui, approfittiamo dell'ombra di un grande abete, nei pressi di una chiesetta, per rifocillarci, riprendendo, quindi, a scendere, fino al bivio successivo, dove giriamo a destra per Suveri. E saliamo di nuovo, verso quest'altro piccolo borgo dalle rampe assassine, inbattendoci ancora in un cartello segnaletico per Casoni (4,5 km). Seguiamo quell'indicazione, ma la solita freccetta beffarda del mio navigatore punta dalla parte opposta. Senza una cartina stradale da consultare non possiamo che affidarci alla traccia GPS, altrimenti chissà dove andremmo a finire! Dopo Suveri la strada diventa sterrata e, tra vari saliscendi, in un ambiente incredibilmente selvaggio, arriviamo a Pieve di Zignago. E' evidente, a questo punto, che ho fatto qualche errore nel tracciare il percorso. 
Vabbè, pazienza! Non è la fine del mondo! Continuiamo in discesa, su una comoda strada asfaltata, adesso, verso Brugnato. Finora le auto incontrate si possono contare sulle dita di una mano. Nessun ciclista ed un solo escursionista a piedi. Era proprio quello che desideravo e speravo di trovare quando ho deciso di esplorare questa zona: pedalare per ore lontano dal traffico, nel silenzio e nella pace di una natura incontaminata. Soddisfatta, ritorno alla civiltà ed al fondovalle. All'incrocio, andiamo, pertanto, a sinistra, in direzione di Borghetto di Vara e, poi, sempre a sinistra, finendo sull'Aurelia Sud (SS1), poco trafficata, per fortuna, di cui percorriamo soltanto un breve tratto. Una volta a Padivarma, attraversiamo il ponte sul Vara e proseguiamo fino a Beverino, nostro punto di arrivo.
Il tempo di fare una doccia veloce e, poi, ci trasferiamo a Carro, nel parcheggio antistante il piccolo cimitero.

01/09/2016: da Carro alla sorgente del Vara, Passo della Mola e Passo del Biscia
(73 km - 1.245 metri di dislivello in mountain bike)


Tracciare gli itinerari ciclistici con Bikemap è divertente, ma ormai ho capito che le sorprese sono all'ordine del giorno. Nonostante, al momento, io cerchi di evitare sentieri e sterrati, dove le incognite sono maggiori, me li ritrovo ugualmente sul percorso. Se, poi, ci si imbatte in strade chiuse per frane, come accade spesso in Liguria, le cose si complicano davvero. Quindi, per sicurezza, è sempre meglio avere una cartina stradale del posto con sè, se non si conosce la zona. Il giro odierno prevedeva di seguire il Vara fino alla sua sorgente. Da Carro, pertanto, saliamo al Passo della Mola per circa 3 km e scendiamo verso Castiglione Chiavarese. Svoltiamo a destra e, con impercettibili saliscendi, raggiungiamo S. Pietro Vara e Varese Ligure, dove lasciamo alla nostra destra il bivio per il Passo Cento Croci, procedendo dritto lungo un assolato falsopiano. Ignoriamo pure le deviazioni per Valletti e Cerro ed iniziamo a salire. La strada si restringe e le pendenze aumentano, mantenendosi tra il 7 ed il 9%, con pochi strappi all'11-12%. A Comuneglia, dopo 6 km, facciamo una sosta nell'area accanto alla chiesa. 
All'ombra di alti tigli e con una leggera brezza che ci asciuga il sudore sulla pelle accaldata, consumiamo la nostra merenda. Questi paesini dell'entroterra ligure sono tutti molto simili: due case, una chiesetta affiancata da un'area ombreggiata munita di panchine, un piccolo bar con adiacente negozio di generi alimentari, che non si sa bene come faccia a sopravvivere. La gestrice del bar ci riferisce che, nei mesi successivi al passaggio del Giro d'Italia, nel 2007, i suoi guadagni erano stati consistenti: grazie alle riprese televisive, molti ciclisti avevano avuto modo di conoscere questi splendidi luoghi, immersi in un ambiente naturale unico, ed erano accorsi numerosi. Col tempo, però, tutto è tornato nel dimenticatoio e nessuno s'è più curato di fare manutenzione alle strade, che ora versano in uno stato di completo abbandono. Lo constatiamo di persona, una volta seguito il consiglio della brava donna di continuare fino al Passo del Biscia, che raggiungiamo dopo 2 km di leggera discesa e 4 di salita nel fitto di un bellissimo bosco, senza incontrare anima viva. Scendendo dal versante opposto arriveremmo a Chiavari, ma è un po' fuori zona. Perciò torniamo dalla stessa strada da cui siamo venuti. A S. Pietro Vara, però, svoltiamo a sinistra per Sesta Godano. Un lungo falsopiano e una dolce discesa ci portano a Ponte S. Margherita, dove giriamo a destra per Carro. Affrontiamo gli ultimi 6 km di salita del Passo della Mola e arriviamo al camper. Il giro da me ideato è stato completamente stravolto, essendo venuti a conoscenza delle critiche condizioni della strada che avevo pensato di percorrere, la quale avrebbe comportato il trasporto della bici in spalla per alcuni tratti. Questo tracciato, invece, è fattibile anche in bici da corsa (ci sono soltanto due tratti di 30 metri sterrati poco prima del Passo del Biscia).
Solita doccia e trasferimento a Varese Ligure, nel parcheggio per camper posto nei pressi del campo di calcio e della piscina.

02/09/2016: Passo Cento Croci da Varese Ligure e Passo del Bocco dal versante parmense
(63 km - 1.081 metri di dislivello in mountain bike)


La salita al Passo Cento Croci da Varese Ligure è lunga 13,5 km, ma è molto dolce. Le pendenze sono comprese tra il 5 e il 7% e, contrariamente a quanto pensavamo, il traffico è scarso. I panorami, invece, sono sempre meravigliosi: una volta usciti dal bosco, la vista spazia sui rilievi dell'Appennino, a cavallo tra Liguria ed Emilia Romagna. Il Passo si trova, infatti, in provincia di Parma. Scolliniamo abbastanza velocemente e scendiamo dal versante opposto per circa 3,5 km. All'incrocio, svoltiamo a sinistra, seguendo le indicazioni per il Passo del Bocco, che, da qui, dista 30 km. Continuiamo a scendere, più dolcemente, adesso, dirigendoci verso S. Maria del Taro e sbucando sulla SP359R, che, in falsopiano, risale la verdissima Valle del Taro per circa 10 km, proprio sul confine tra le due regioni. Veramente un posto fantastico e tranquillo, con traffico quasi assente. 
Al piccolo borgo di Santa Maria, deviamo a sinistra ed affrontiamo gli ultimi 7 km di blanda salita che ci conducono al Passo, dove c'è un grande rifugio. Da quassù si può scendere a Chiavari o Lavagna, ma anche a Varese Ligure. Pertanto, procediamo verso quest'ultima località e saliamo ancora per 3 km nella meravigliosa Foresta dell'Aveto, che, da sola, varrebbe un viaggio sin qua. Percorriamo, infine, gli ultimi 12 km in discesa, sempre immersi nella natura e nella pace di questo territorio fuori dal tempo, lontano dalla civiltà. Con molta prudenza, a causa del manto stradale dissestato, torniamo di nuovo nell'Alta Valle del Vara e, quindi, a Varese Ligure.

Decidiamo di rientrare subito, facendo una sosta notturna a Berceto, presso l'area attrezzata di Via San Francesco da Sales, la quale, all'esiguo costo di 5 euro, include camper service e corrente (l'ingresso dell'area camper è regolamentato da una catena con lucchetto e le chiavi si ritirano presso il gestore dell'Edicola Cavazzini in Piazza Micheli, con reperibilità dalle ore 6.30 fino alle 22.30). La raggiungiamo, senza difficoltà, attraverso il Passo Cento Croci e seguendo la segnaletica per Borgotaro e Berceto. Siamo soltanto a 60 km di distanza da Parma e ad un paio di chilometri dal casello dell'autostrada. Domani, in poco tempo, potremo far ritorno al nostro nido.

venerdì 14 ottobre 2016

TOSCANA E DINTORNI in camper (02-09 luglio 2016)





Vacanza itinerante tra l'alta Val d'Elsa, la Val di Merse e la Val d'Orcia, con una deviazione nel Volterrano, una puntatina all'Argentario per un bagno rinfrescante e due sconfinamenti: uno nella Tuscia laziale, per lasciarci incantare dalla suggestiva bellezza di Civita di Bagnoregio - il paese che muore - e, l'altro, in Umbria, per ammirare quello splendido capolavoro del gotico italiano che è il duomo di Orvieto. Ritorno attraverso le dolci colline ricoperte di vigneti della Val di Chianti.



DIARIO

Così come la calma torna dopo una tempesta, così pure, ai periodi difficili della vita, fanno seguito momenti più tranquilli e sereni. Non sto scrivendo niente di nuovo, lo so, ma quando riusciamo a lasciarci alle spalle preoccupazioni e sofferenze varie, anche soltanto poter tornare a vivere la nostra semplice quotidianità, è già, di per sé, una gran gioia. Se, poi, possiamo pure riprendere un'attività che ci stava particolarmente a cuore e che, per motivi di forza maggiore, si è dovuta interrompere, alla felicità si aggiungono nuovi stimoli e motivazioni. Si può immaginare, allora, il mio stato d'animo, quando ho potuto nuovamente disporre del mio tempo! Una vacanza rigenerante era proprio necessaria per me e per la mia famiglia. Andrea, il nostro figlio maggiore, aveva una settimana a disposizione e desiderava visitare la Toscana. Vi era stato varie volte da piccolo, ma i suoi ricordi erano molto confusi.
Perciò è stato bello accontentarlo. Il nostro amico camper, come noi, dopo mesi e mesi di immobilità, fremeva dalla voglia di mettersi in viaggio. Visto il tempo limitato, l'idea era quella di gironzolare soltanto tra le Terre di Siena, ma, il caldo torrido del periodo, ha fatto sì che inserissimo nel programma una deviazione verso l'Argentario, per un bagno rinfrescante. Ero, inoltre, tremendamente curiosa di vedere la tanto pubblicizzata Civita di Bagnoregio - “il paese che muore” - e pure Orvieto, per ammirare, soprattutto, il suo meraviglioso duomo. Pertanto abbiamo previsto anche uno sconfinamento nella Tuscia laziale e in Umbria. Descriverò l'itinerario in modo sommario, senza approfondire i luoghi visitati, in quanto per questo esistono in commercio guide molto dettagliate, che, sicuramente, sapranno illustrare meglio di me le varie località e attrazioni turistiche.

02/07/2016: per raggiungere Certaldo, prima tappa dell'itinerario, affidiamo la nostra sorte al navigatore satellitare, il quale, dopo averci invitato ad uscire al casello autostradale di Impruneta, ci propone subito un assaggio di infiniti saliscendi su stradine strette e tortuose. 
Certaldo
Entriamo, così, di colpo nella tipica scenografia della Val d'Elsa, con le dolci colline ricoperte di ulivi e disseminate di rustici casali in pietra, ben ristrutturati, spesso posti alla fine di lunghi vialetti fiancheggiati da alti cipressi. Insomma, le classiche cartoline della Toscana. Il borgo fortificato di Certaldo lo avvistiamo già dalla strada che corre ai suoi piedi. Racchiuso da alte mura, è arroccato sulla sommità di una collina, a dominare il territorio circostante. Lasciamo il camper nell'area attrezzata e gratuita in Piazza dei Macelli (GPS: N43.545710, E11.045920), nella parte bassa del paese, al riparo di ombrosi alberi e, ignorando sia la funicolare che la strada asfaltata, imbocchiamo il ripido sentiero che si inerpica fino ad una delle tre porte d'accesso a quella che costituisce l'anima più antica, detta Castello. Quest'ultima è stata tutta realizzata in mattoni rosa, che le danno un'atmosfera particolare, tra il medievale ed il rinascimentale. E' quasi mezzogiorno e il caldo inizia a farsi sentire. Con pochi, lenti passi percorriamo la sobria via principale, passiamo davanti alla casa dove nacque Boccaccio, arrivando, poco dopo, di fronte al Palazzo Pretorio, dalla magnifica facciata ricoperta di stemmi, dove si possono visitare le prigioni e gli affreschi. Continuando verso destra, ci ritroviamo al punto di partenza. Certaldo vale una sosta: è un borgo grazioso e ben conservato. Torniamo al nostro mezzo e ci dirigiamo verso San Gimignano, la città delle torri: questa perla, unica al mondo, non poteva mancare nel nostro itinerario. Qui, in località Santa Chiara, c'è un'area attrezzata per i camper al costo di 22 euro per 24 ore di permanenza, oppure 4 euro l'ora, con servizio di bus navetta che porta in centro in due minuti (chiusa nel 2020). Noi, invece, proseguiamo verso il parcheggio per camper posto in località Santa Lucia, distante 3 km, nei pressi di una zona ricreativo-sportiva (GPS: N43.452050, E11.055860). L'area può ospitare 50 camper a 10 euro al giorno, oppure 1 euro all'ora, ed è servita dalla linea 1 del trasporto pubblico locale che, al costo di 1 euro, la collega al centro storico.
San Gimignano
Usufruiamo subito del piccolo bus e, dopo aver ammirato il bellissimo skyline di San Gimignano dai finestrini del pulmino, varchiamo una delle cinque porte che introducono a questa splendida cittadina, tra le più affascinanti mete della Toscana. Percorrendo una lunga via fiancheggiata da alti ed antichi edifici, sbuchiamo in Piazza della Cisterna, che prende il nome dal duecentesco pozzo che troneggia al centro. Continuando dritto accediamo alla Piazza del Duomo. In entrambe le piazze svettano alte torri; nel Medioevo se ne contavano 72 mentre oggi sono 15 in tutto. Sostiamo in punti diversi, concedendo ai nostri occhi tutto il tempo necessario per posarsi sui particolari e, alle nostre menti, quello per assimilarli. Ogni pietra, in questo luogo, trasuda storia: dalla Collegiata al Palazzo del Podestà ed a quello del Popolo, ora sede del Comune, che ha la torre più alta (la torre Grossa), dalle dimore patrizie alle porte e agli archi, ecc. E dopo aver camminato lungo le belle vie pavimentate, esplorato ogni angolo nascosto, curiosato tra le tante botteghe - che offrono prodotti tipici senesi - e passeggiato nei giardini della rocca, ascoltando dolci melodie suonate da artisti girovaghi, andiamo alla ricerca di un locale dove poter anche gustare qualche tradizionale piatto della cucina toscana. Ci attardiamo ancora un po', dopo cena, in Piazza della Cisterna e, poi, data l'ora, torniamo a piedi all'area camper. Siamo buoni camminatori e le strade sono ormai deserte e tranquille. Nel silenzio della notte, risuonano soltanto i nostri passi e le nostre chiacchiere serene.

03/07/2016: all'alba, mio figlio ed io ritorniamo a piedi in centro per scattare altre foto senza l'invasione dei turisti e, sempre a piedi, facciamo ritorno al camper, che rimettiamo prontamente in moto. Faremo tappa a Volterra, che dista 32 km da qui. Seguendo le strade provinciali n. 69, 62, 4 e 15, arriviamo all'area riservata ai camper di Porta Docciola, in Via dei Filosofi - GPS: N43.403340, E10.864970 - (dietro il distributore Esso); la tariffa di 10 euro comprende il camper service, mentre per l'elettricità si paga 1 euro ogni 12 ore. Pranziamo qua, approfittando dell'ombra offerta dalle fronde di alti alberi e del canto degli uccellini per rilassarci. 
Volterra
Nel tardo pomeriggio ritorniamo attivi. Per salire al cuore antico della cittadina passiamo attraverso la porta di Docciola - posta di fronte all'area - e accanto ad una grande fonte, arrampicandoci, quindi, lungo un'interminabile scalinata. Anche Volterra si erge, infatti, sulla cima di un colle ed è circondata da possenti mura, nelle quali si aprono varie “porte” d'accesso.
Passeggiando tra le sue strette vie lastricate, sulle quali si affacciano antichi edifici, belle botteghe, soprattutto di alabastro (di cui questa città è famosa) e locali tipici, arriviamo alla Piazza dei Priori, con l'omonimo, maestoso Palazzo che fronteggia Palazzo Pretorio. Quanta storia si respira da queste parti! Visitiamo il Duomo e poi imbocchiamo la stradella in salita che conduce alla Fortezza Medicea ed al bel parco che le si estende davanti. L'area archeologica purtroppo è già chiusa. Pertanto, ritorniamo in centro e, quindi, ridiscendiamo la lunga scalinata che ci riporta all'area camper. Passiamo qui la notte.

04/07/2016: poco dopo l'alba, mio figlio ed io, come al solito, sgaiattoliamo fuori dal camper e ritorniamo velocemente in centro per scattare altre foto senza la folla di turisti. Ci sbrighiamo abbastanza in fretta e, quando ripartiamo con il camper, l'aria è ancora fresca. 
Monteriggioni
Ma, una volta arrivati a Monteriggioni, il sole già picchia forte. L'area attrezzata per i camper, segnalata (SR 2 – Coord. GPS: 43.385570, 11.227520 - 12 euro al giorno), è chiusa. Comunque, abbiamo intenzione di fermarci soltanto alcune ore, perciò lasciamo il nostro mezzo nel parcheggio antistante. Imbocchiamo subito lo sterrato che, in poche centinaia di metri, ci scodella davanti, o quasi, alla porta d'ingresso di uno dei più noti borghi murati italiani. Questa fortezza, le cui mura, lunghe 570 metri, sono intervallate da 14 torri e due porte, fu costruita dai Senesi negli anni 1213-1219 su una collinetta per sorvegliare la via Cassia/Francigena. All'interno si trovano alcune abitazioni, due bar, un negozio di alimentari ed uno di souvenir, due ristoranti, un albergo, un'erboristeria e una rivendita di prodotti tipici. E' tutto molto contenuto e bastano pochi passi per visitarlo. Ci sediamo su una panchina all'ombra, mentre Andrea va sul camminamento delle mura per scattare qualche fotografia e, poi, tutti insieme, ritorniamo al camper per pranzare. Con calma ripartiamo e, attraversando la bellissima Val di Merse - racchiusa tra le Crete Senesi e la Maremma - in un paesaggio naturale fatto di dolci colline e vallate ricoperte di boschi, raggiungiamo l'abbazia di San Galgano
Abbazia di San Galgano
L'area di sosta per i camper, situata dietro il cimitero, a 500 metri dall'abbazia (GPS: N43.15310, E11.15173); è molto ampia e gratuita, ma le colonnine per l'erogazione di corrente, coperte con sacchi di plastica, non funzionano, come pure il camper service. E' ormai tardo pomeriggio quando c'incamminiamo verso l'Eremo di San Galgano. Vi è conservata la spada che, secondo la tradizione, Galgano Guidotti avrebbe infisso nella roccia in segno di rinuncia alla vita mondana. Poi, un sentiero che passa dietro la chiesa, ci porta all'abbazia cistercense di San Galgano, che si erge, quasi solitaria, in mezzo alla campagna. Paghiamo il ticket per vederne gli interni e, più tardi, approfittiamo del ristorante, che si trova nelle vicinanze, per assaggiare altre specialità toscane. Ritorniamo al camper mentre il sole sta tramontando, ma Andrea, che vorrebbe fotografare l'abbazia con l'illuminazione notturna, mi convince ad un secondo accesso con il buio pesto. Luci frontali, cavalletto e via che si riparte. Vita dura quella degli amanti della fotografia! Grilli, lucciole e versi di animali che mi fanno accapponare la pelle, ma, alla fine, ci portiamo a casa un bel bottino.

05/07/2016: nella pace del luogo consumiamo un'abbondante colazione e, poi, ci rimettiamo in marcia, dirigendoci verso Montemassi. Parcheggiamo lungo la strada d'accesso al piccolo borgo, il quale si trova su un'altura culminante con uno sperone roccioso. Il suo centro storico ha conservato l'aspetto di borgo a "pigna", anche se le mura sono in gran parte state inglobate nelle abitazioni. Visitiamo la rocca, ma, tutto sommato, non ne valeva la pena. L'intero complesso versa in uno stato di forte degrado ed è ormai diventato un'immensa piccionaia; fa più bell'effetto guardandolo dai finestrini del camper.
Tramonto dal Tombolo della Giannella
Proseguiamo per Roccastrada, un altro antico villaggio medievale arroccato attorno ad una scenografica roccia. Lasciamo il camper in uno spazio erboso a fianco del piccolo parcheggio, guardando perplessi la ripida rampa che dovremo poi affrontare in salita. Chissà se il nostro bestione ce la farà! Comunque ormai è lì! L'appetito ci dirotta subito verso il fornaio, che si trova proprio all'inizio del centro abitato. Facciamo man bassa di ogni ben di Dio, che divoriamo sul belvedere, raggiunto attraverso strette e ripide viuzze. Da quassù si gode di un vasto panorama e c'è pure una fontanella per dissetarci. Cosa voler di più? Beviamo il caffè in un piccolo bar e riprendiamo il nostro viaggio, dopo essere riusciti, con un gran ruggito del nostro mezzo, a guadagnare di nuovo la strada principale. E, adesso, dritti al mare! Andrea non vede l'ora di tuffarsi nell'acqua fresca. La temperatura in questi giorni è ai massimi livelli (siamo intorno ai 38-40°C). Copriamo i 70 km che ci separano dall'Argentario in circa un'ora, fermandoci sul Tombolo della Giannella, dove troviamo un parcheggio sotto una grande e ombrosa pineta, nei pressi di un venditore ambulante di frutta e di una trattoria. L'accesso alla spiaggia libera è proprio di fronte. Finalmente! Ci fiondiamo entusiasti verso le onde del mare, godendoci la brezza marina e il profumo di salsedine. Concludiamo alla grande la giornata, cenando nel ristorante adiacente alla pineta, con tante gustose portate a base di pesce fresco. Ci voleva davvero!

06/07/2016: il nostro viaggio continua verso Pitigliano, che già conoscevamo. Alla visita di questo borgo caratteristico di origine etrusca, costruito su una collina di tufo, dedichiamo giusto il tempo di fare qualche scatto fotografico migliore di quelli realizzati la volta precedente. Pertanto, parcheggiamo vicino al centro e all'acquedotto, nei pressi del cimitero, in Via San Michele. L'area di sosta per camper, invece, si trova in Piazzale Nenni, a circa 1 km di distanza (GPS: N42.637420, E11.680030).
Pitigliano
Proseguiamo, subito dopo, in direzione della Civita di Bagnoregio, lungo una bella strada che scende verso l'affascinante Bolsena e l'omonimo lago. Questa cittadina mi sorprende piacevolmente: non pensavo fosse così bella! Saliamo verso la sua rocca, accanto alla quale notiamo un ampio parcheggio (Via Madonna del Cacciatore n. 5 - Bolsena - GPS: N42.648588, E011.986728 - Tariffa: € 0,50 per 30 minuti, € 1/ora), che ci consente una sosta per il pranzo mentre imperversa un violento temporale. Ormai non manca molto alla nostra meta e, quando ripartiamo, l'aria è già più fresca. Viaggiamo sulla SP135 fino al Parcheggio per camper (Strada Provinciale Bagnoregio - GPS: N42.629688, E012.093410 - Tariffa € 2/ora, si paga solo dalle 8 alle 20 ed è consentita la sosta notturna). La Civita dista un paio di chilometri, ma pare vi è la possibilità di usufruire di una navetta (che noi, però, non abbiamo visto). Quest'ultima, comunque, arriva soltanto alla fine della strada che attraversa il centro di Bagnoregio. Per visitare la Civita, bisogna continuare a piedi fino al belvedere, scendere una ripida scalinata ed un'altrettanto ripida strada asfaltata, al termine della quale c'è la biglietteria (ingresso: nel 2016 € 1,50, € 5 nel 2021). Risalendo un lungo e stretto ponte pedonale in cemento armato e passando attraverso un arco in pietra, entriamo in un luogo fantastico, caratterizzato da archetti, cortili, piazze, case medievali e rinascimentali, stradine che offrono scorci straordinari su un paesaggio surreale. Civita, infatti, domina dall'alto dei suoi 443 metri, una grande valle incisa dai calanchi, sottili creste ondulate, che di sera assumono tonalità rosate. Essendo lo strato di base di questo territorio, compreso tra il lago di Bolsena e la valle del Tevere, di origine marina e argillosa, è purtroppo soggetto ad una veloce erosione ad opera dei torrenti e degli agenti atmosferici. 
Civita di Bagnoregio
L'erosione, ma anche i terremoti e le frane, sono, dunque, la causa dell'isolamento di questo antichissimo borgo e vi è il serio pericolo che lo stesso scompaia del tutto. Per questo è chiamato anche “il paese che muore”. Abitato da una decina di persone, è raggiungibile solo attraverso quel ponte ed a piedi. Civita è un posto meraviglioso, dal fascino unico, soprattutto a quest'ora, con la luce calda e dorata del sole che sta per tramontare. Non mi sembra vero di essere qui a calpestare le sue strade di pietra, a respirare la sua aria misteriosa, ad ascoltare i suoi silenzi.

07/07/2016: dopo una notte tutto sommato tranquilla, ci rimettiamo in strada, dirigendoci verso Orvieto, che già abbiamo la possibilità di ammirare in tutto il suo splendore mentre percorriamo la SP12 per Orvieto Scalo. L'area sosta per i camper “Battistelli” si trova in Via Strada della Direttissima, accanto alla funicolare e ad un grande parcheggio per auto e pullman (GPS: N42.725310, E12.126630). E' un po' disturbata dalla vicina stazione ferroviaria, ma offre docce e servizi igienici pulitissimi (anche per disabili), lavatrice, asciugatrice, ricarica bombole gas, alcuni generi alimentari, opuscoli turistici e colonnine per l'allacciamento elettrico. La tariffa intera è di 18 € (5 € solo CS), ma noi paghiamo 10 € per 8 ore (Tel. 0763-30.01.61 – 338.684.31.53 – 328.06.44.317).
Orvieto
Parcheggiamo il camper e andiamo subito alla biglietteria della funicolare. Orvieto, infatti sorge su una rupe di tufo, alta dai 20 ai 50 metri, che si erge dalla pianura circostante. Dopo pochi minuti saliamo sulla vettura che ci deposita in Piazza Cahen, nei pressi della Rocca dell'Albornoz e del celebre Pozzo di San Patrizio, che visiteremo al ritorno. Un minibus consente di raggiungere il centro storico nel giro di alcuni minuti, ma noi preferiamo fare due passi a piedi e, quindi, ci incamminiamo lungo la via principale, fiancheggiata da palazzi antichi, su cui si aprono numerosi negozi e locali di ogni tipo. Seguendo l'onda dei turisti, sbuchiamo in una grande piazza, dalla quale s'innalza il maestoso Duomo, capolavoro del gotico italiano. Una meraviglia! Andrea ed io entriamo a visitarlo (3 € cad.), mentre Marco rimane fuori con Toby. Viceversa, sarò io a far compagnia a Toby, quando Marco e Andrea scenderanno nel Pozzo di San Patrizio, un cilindro profondo 53 metri e largo 13, con due scalinate a spirale, illuminate da 70 finestroni sovrapposti e composte da 248 gradini. Terminato di costruire nel 1537, consentiva, a colonne di muli carichi di otri d'acqua, di salire e scendere senza intralciarsi. 
Pozzo di San Patrizio
Tra una cosa e l'altra si è fatto mezzogiorno e il sole, ormai alto nel cielo, picchia impietoso sulle nostre teste. Decidiamo di tornare al camper per pranzare e rilassarci un po' all'ombra degli alberi del parcheggio, approfittando anche delle docce, offerte dall'area attrezzata, per una bella rinfrescata. Purtroppo, non so come, ci dimentichiamo di visitare l'Orvieto Underground, la città sotterranea scavata e modellata dagli abitanti nel corso dei secoli, fatta di labirinti, passaggi, grotte e cavità varie. Pazienza! Nel tardo pomeriggio ripartiamo e, per comodità, imbocchiamo l'autostrada. Usciamo al casello di Chiusi-Chianciano e proseguiamo verso Montepulciano (parcheggio 7: GPS: N43.089690, E11.782480 - parcheggio 5: GPS: N43.095650, E11.787470). Eravamo già stati qui nel passato, ma vorremmo fare ugualmente una visita veloce. Purtroppo la ricerca di un parcheggio risulta vana, perciò non ci resta che continuare per Pienza. Anche qui abbiamo un po' di difficoltà nel reperire un posteggio. Alla fine lo troviamo abbastanza lontano dal centro. Quest'ultimo si potrebbe raggiungere con una bella passeggiata lungo le mura che circondano la città, ma queste sono interdette ai cani. A dir la verità c'è qualcuno che ignora il divieto, ma noi siamo diligenti e lo osserviamo. Poco male! Pienza è uno dei rarissimi progetti di “città ideale” del Rinascimento portati a termine. Situato a 491 metri s.l.m., è una delle località più rinomate della Val d'Orcia, sulla quale si affaccia con un suggestivo belvedere. L'avevamo già visitata anni fa, ma avevamo bisogno di rinfrescarci un po' la memoria e, comunque, fare quattro passi in questo luogo è sempre piacevole. Attraverso la bella porta d'ingresso accediamo all'antico nucleo e subito respiriamo un intenso profumo di pecorino, noto formaggio prodotto nella zona, che viene venduto nei tipici negozi di questa cittadina, dalla quale prende il nome. 
Pienza
La via principale conduce direttamente alla caratteristica Piazza Pio II, sulla quale spiccano il Duomo e il Palazzo Piccolomini. Continuiamo fino alla porta opposta e, poi, ritorniamo lentamente sui nostri passi. Non ce ne andiamo senza prima aver fatto incetta di pecorino nell'accattivante bottega vicino all'uscita: ne prendiamo diversi tipi, quelli che più ci allettano, dopo averne assaggiati parecchi. Questa sera, a cena, faremo loro la festa! Al ritorno, Marco si sacrifica, come sempre, per permettere a me e ad Andrea di scattare alcune foto dalla passeggiata sulle mura. Lui e Toby torneranno al camper dalla strada principale. Quando, infine, ripartiamo tutti insieme, la giornata volge già al termine. Percorrere la val d'Orcia con il sole ormai basso all'orizzonte e con quella magnifica, calda luce che accende l'oro dei campi di grano appena mietuti, è quanto di più suggestivo possa mai capitare di assistere. Si ha la sensazione di essere dentro la tela di un pittore rinascimentale. 
Val d'Orcia
Non per niente la Val d'Orcia è stata dichiarata patrimonio mondiale dell'Umanità dall'Unesco, per l'eccellente conservazione del suo panorama. Passando per S. Quirico d'Orcia, arriviamo a Montalcino quasi all'imbrunire. Arrancando sul versante scosceso della collina, un altro incantevole spettacolo della natura si apre davanti ai nostri occhi: un paesaggio fatto di dolci rilievi ricoperti da immensi vigneti e punteggiati da cespugli di rose rosse e ginestre gialle, di ordinati uliveti e stradine bianche fiancheggiate da alti cipressi, che si perdono in lontananza, serpeggiando tra le distese di campi arati e coltivati. E mentre gli occhi si beano di queste meraviglie, con il camper conquistiamo l'area di sosta (segnalata) sita in località Alberghiera, Via Osticcio 171 (Coord. GPS: 43.049130, E11.487490), che si trova a circa 1 km dal centro, al termine di una ripida salita. Dispone soltanto di un pozzetto con coperchio in metallo e di una fontanella d'acqua potabile, però la tariffa è davvero buona: 5 € al giorno (o 1 € l'ora). E' un po' isolata, ma illuminata e tranquilla. La notte dormiamo tutti come ghiri!

08/07/2016: ci aspetta una lunga discesa verso il paese e, al ritorno, un'ancor più ardua risalita, ahimé! In compenso, mentre scendiamo, abbiamo una bella visuale d'insieme del borgo antico, che, circondato da una possente cinta muraria e dominato da una rocca maestosa, è, comunque, pure lui, situato ad una quota di 564 metri s.l.m. 
Montalcino
Da questa posizione privilegiata si gode di un panorama grandioso, che va dal Monte Amiata alle Crete Senesi e, attraversando tutta la Val d'Orcia, arriva sino alle colline della Maremma. Montalcino è rimasto pressoché intatto dal XVI secolo. Peccato che sia giorno di mercato e che la via principale sia affollatissima e ingombra di bancarelle. A fatica riusciamo a visitare la cattedrale ed a sgusciare via dal caos, prendendo una stradina laterale che scende verso Piazza Garibaldi. Continuando verso sinistra, giungiamo alla Piazza del Popolo, con la sua bella loggia gotica, sulla quale svetta l'altissima e stretta torre del Palazzo dei Priori, sede del Comune. Qui, si respira veramente un'atmosfera medievale ed è piacevole passeggiare lentamente per le sue strette viuzze, dove abbondano taverne, osterie, enoteche, ristoranti, wine bar, ecc. Per chi ama il buon vino, questo è il posto giusto. Montalcino, infatti, è famoso in tutto il mondo per la produzione del prezioso Brunello; questo vino, prima che sia pronto da bere, deve essere fatto invecchiare per almeno 5 anni, 2 dei quali in botti di quercia. Terminiamo il giro con la visita della fortezza, dotata di torri a tutti gli angoli e di un camminamento di ronda ancora interamente percorribile. Ed ora non ci rimane che arrampicarci verso l'area camper, sotto il sole cocente di mezzodì. Per distrarmi, lungo la strada raccolgo tante piccole pigne, riproponendomi di realizzare dei centro-tavola per Natale, già sapendo che tutto andrà nel dimenticatoio nel giro di poco tempo. Pranziamo qui e attendiamo che il caldo si attenui un po'. Poi ripartiamo alla volta di Siena
Duomo di Siena
L'area attrezzata “Il Fagiolone” per camper e autobus, presso la Porta di Fonte Branda, in Via di Pescaia (GPS: N43.315678, E11.316655), è vicina al centro (15 minuti a piedi e in salita o pochi minuti con il bus) - al quale si accede attraverso tutta una serie di scale mobili - ma è molto disturbata, trovandosi proprio in mezzo a due strade trafficatissime. La tariffa è di 20 € giornaliere ed include camper service. Come sempre, ignoriamo il bus e, con le nostre gambette, raggiungiamo la zona delle scale mobili, che, in poco tempo, ci innalzano ai 322 metri di quota della splendida capitale del gotico, dichiarata patrimonio dell'Umanità dall'Unesco. Il centro di Siena è tutto pedonale e ciò permette di assaporarne maggiormente il fascino. Il magnifico Duomo ci appare dinanzi all'improvviso, una volta girato l'angolo, sontuoso e luminoso. Essendo tardo pomeriggio, non dobbiamo fare alcuna coda per visitarlo. Marco attende fuori con Toby (che avrà l'onore di ricevere le coccole di una giovane VIP americana), mentre Andrea ed io, dopo aver acquistato i tickets alla biglietteria (10€ cad.), che si trova in fondo alla piazza, sulla destra, entriamo in quella che è considerata una delle meraviglie del romanico-gotico italiano. Andrea rimane letteralmente a bocca aperta. Impossibile descrivere la ricchezza delle opere realizzate da Bernini, Donatello, Michelangelo, Nicola Pisano e Pinturicchio. Soffitti, pavimenti, altare, pulpito, tutto qui è di straordinaria bellezza. Usciamo da questo scrigno d'arte che è quasi ora di chiusura, avviandoci, quindi, verso Piazza del Campo; è tra le più belle al mondo, con la sua caratteristica forma a conchiglia, in lieve pendenza, e l'altissima Torre del Mangia (88 metri), che si staglia contro l'azzurro del cielo. Costituisce un punto di passaggio obbligato e, pertanto, è affollata di turisti che siedono ai tavoli dei bar e dei ristoranti, ma anche per terra. Ceniamo in una piccola e non esosa locanda, godendoci ancora un po' la notte magica di questa meravigliosa cittadina e, infine, c'incamminiamo verso le scale mobili ed il parcheggio.

09/07/2016: ultimo giorno di vacanza. Da Siena, attraverso la verdissima Valle del Chianti - con le sue armoniose colline rivestite di vigneti - e sfiorando piccoli, incantevoli borghi come quelli di Panzano e Castellina, perveniamo nuovamente al casello autostradale di Impruneta, che segna la fine di questo breve, ma intenso viaggio in uno dei territori più amati al mondo. 
Valle del Chianti
Restano i ricordi di tranquille giornate trascorse con la mia famiglia e le belle sensazioni provate. Assaporando la ritrovata libertà, abbiamo goduto di ogni attimo vissuto insieme. La stagione propizia, calda e assolata, ha, inoltre, enfatizzato la bellezza dei luoghi visitati, accendendone i colori e accentuandone i profumi. Non dimenticherò l'argento degli ulivi, l'oro dei campi di grano, il verde brillante dei vigneti e quello più cupo dei cipressi, il giallo delle ginestre e dei girasoli; la quiete della campagna, il frinire delle cicale di giorno e dei grilli la sera; i lunghi pomeriggi arsi dal sole cocente, i tramonti infuocati, i cieli stellati. E i lievi voli delle lucciole, tenui lumicini che si accendevano, qua e là, nelle notti buie e silenziose di una magica estate in Toscana.