Viaggiando in lungo e in largo per il mondo ho incontrato magnifici sognatori, uomini e donne che credono con testardaggine nei sogni. Li mantengono, li coltivano, li condividono, li moltiplicano. Io umilmente, a modo mio, ho fatto lo stesso. (Luis Sepulveda)

lunedì 17 luglio 2017

TOUR DELLA LAVANDA IN CAMPER (Provenza-Francia, 02-08/07/2017)


Provenza in camper, tra distese infinite di lavanda, campi di girasoli e canyons spettacolari.

(Itinerario per camperisti intrepidi: Bergamo - Monginevro - Briançon - Gap - Gorges de la Méouge - Sault - Col de Murs - Gordes - Abbazia di Sénanque - Apt -Valensole - Lac de Sainte Croix - Gorges du Verdon - Castellane - Gorges du Daluis - Entrevaux - Gorges du Cians - Nizza - Bergamo)

MAPPA:



La Provenza non era in programma quest'anno, avendola già visitata in altre due occasioni. Tuttavia, il maggiore dei miei figli aveva alcuni giorni di ferie a disposizione la prima settimana di luglio e, visto che è appassionato di fotografia, ce l'ha proposta come meta. Questo è, infatti, il periodo in cui la lavanda è in piena fioritura ed i suoi altopiani si ricoprono di immensi tappeti viola, i quali attirano fotografi da tutto il mondo per i meravigliosi scatti che si possono ottenere, soprattutto con la luce calda dell'alba e del tramonto. Pertanto, non è stato il classico tour dei borghi provenzali, ma un tuffo nei brillanti colori e negli intensi profumi di questa regione. Io, poi, ne ho anche approfittato per percorrere le strade tortuose e suggestive che corrono lungo le gole scavate dai torrenti nel corso dei millenni, di cui la zona è ricca (Méouge, Verdon, Daluis, Cians).
Non scriverò un diario di viaggio, che potrebbe risultare noioso; lascio che siano le immagini a trasmettere le emozioni provate durante questa vacanza. Alla fine del post, ho indicato le aree di sosta usufruite. 














Lago di Sainte Croix

Gole del Verdon

Gole del Verdon

Gole del Daluis

Gole del Daluis

Gole del Daluis

Gole del Daluis

Gole del Cians

Gole del Cians

Gole del Cians


Abbiamo pernottato presso:

1) area camper di Fenestrelle, ubicata all'uscita del paese, sulla strada per il Monginevro (gratuita, con CS);
2) parcheggio per camper di Gordes, € 12/24 h, € 3 scarico (N43.914930, E005.197560);
3) area camper di Villeneuve (gratuita, con CS, coord. N43.89546 – E005.86112);
4-5) 2 notti in libera nei parcheggi antistanti i campi di lavanda, sull'Altopiano di Valensole (non abbiamo notato alcun divieto di sosta in loco);
6) Entrevaux, parcheggio della Stazione Ferroviaria (N43.94.884 – E006.81308).
























                                                











mercoledì 12 luglio 2017

20/06/2017: ORRIDO DELLO SLIZZA (Friuli Venezia Giulia)



L'ultimo giorno di vacanza nel tarvisiano lo dedichiamo ad una breve, ma splendida, escursione a piedi all'orrido dello Slizza. Ci arriviamo da Tarvisio, prendendo la strada per Fusine e deviando a sinistra, verso la località Boscoverde. Lasciamo il camper al parcheggio e, seguendo le indicazioni, perveniamo in pochi minuti al monumento dei caduti austriaci nelle guerre napoleoniche. A questo punto, con un ripido sentierino, raggiungiamo le acque chiare e cristalline dello Slizza. Spettacolari passerelle in legno ci consentono di camminare agevolmente lungo la suggestiva gola scavata dal torrente. Quindi, attraversiamo una piccola galleria, realizzata a mano nel 1874 - periodo in cui fu costruita la prima versione di questo percorso - e risaliamo una scala, che ci conduce ad uno sperone roccioso. Da qui, si può ammirare il sovrastante ponte in ferro della vecchia ferrovia Tarvisio-Lubiana, capolavoro di ingegneria risalente al 1870. Procediamo, poi, all'interno di una grotta e su altre passerelle, ritrovandoci, infine, all'imbocco di un sentierino che riporta al punto di partenza. Volendo goderci ancora questo luogo ricco di fascino, decidiamo di ritornare con calma sui nostri passi. Non abbiamo fretta e, così, ci attardiamo un po' lungo la sponda del torrente, saltellando da un masso all'altro come bambini. Non si è mai troppo vecchi per divertirsi!















martedì 11 luglio 2017

19/06/2017: PASSO PRAMOLLO DA CAMPOROSSO IN VALCANALE (Friuli Venezia Giulia)

(67 km - 1103 metri di dislivello)

TRACCIA GPS

Venire in Friuli Venezia Giulia senza scalare il Passo Pramollo, non sarebbe concepibile per una pedalatrice come me, amante delle salite. Di questa, in particolare, non so nulla, non avendo avuto il tempo di informarmi. Poco male! Sono pronta a tutto, o quasi: dove non arriveranno le gambe, ci penserà il cuore e la passione! Partiamo, Marco ed io, dal parcheggio della funivia di Camporosso e ci infiliamo subito nella Ciclovia dell'Alpe Adria, che passa proprio lì accanto. Percorriamo, in leggera discesa, la Val Canale, raggiungendo Pontebba in circa 20 km. In paese, individuiamo subito il cartello segnaletico che ci indirizza verso il Passo ed il confine con l'Austria. La strada sale dolcemente per circa 1 km, consentendoci di riscaldare i garretti in attesa del successivo chilometro piuttosto impegnativo, al quale fanno seguito 2 km più agevoli, terminanti in leggera discesa. 
Grazie ad un ponticello, attraversiamo il letto asciutto di un torrente, e, dopo una curva a destra, torniamo a salire con più decisione. Ci insinuiamo in un tunnel di 200 metri, con tanto di tornante al suo interno, e procediamo per 5 km impervi, che non concedono tregua, con pendenze che arrivano al 14%. Una breve galleria, un paio di ponti, ripidi tornanti ed un tratto spettacolare, a strapiombo su un burrone che si apre alla nostra destra. Poi, piano, piano la valle si allarga, il paesaggio diventa sempre più suggestivo e le pendenze si addolciscono, permettendoci di recuperare il fiato, prima di affrontare l'ultima impennata al 10%. Ancora 2 km tra il 6 e l'8%, ed eccoci, dunque, giungere, in falsopiano, ai 1532 metri di quota del Passo Pramollo, dopo 13,5 km, 970 metri di dislivello e 20 tornanti: di qua, la Carnia italiana, dalla parte opposta, la Carinzia austriaca; a dividerle, un piccolo, incantevole altopiano ed un laghetto, nelle cui acque blu topazio si specchiano le alte vette delle Alpi Carniche. 
Il mio pensiero, adesso, è tutto preso dalla Wulfenia Carinthiaca, un fiore rarissimo, superstide della flora preglaciale, che cresce solo qui, nel Montenegro e sull'Himalaya. Fiorisce nella seconda metà di giugno, colorando i prati di una particolare sfumatura di blu. Ed oggi è il 19 giugno; quindi, ci siamo! Mi guardo attorno con attenzione. Chissà dove si nasconde! Dieci chilometri quadrati di fiori dovrebbero essere facilmente visibili. Eppure, niente, della Wulfenia non vi è traccia. Non riesco proprio a capacitarmene! Per superare la delusione, non mi resta che tornare in sella alla mia bici e godermi la panoramica discesa verso Pontebba, dove ci attende la bella Ciclovia dell'Alpe Adria. Col cuor leggero, pedalando in tutta sicurezza e tranquillità, torniamo al luogo di partenza. Poter disporre di piste ciclabili come questa e di un simile contesto naturale, aumenta senz'altro la qualità della vita. Un maggior benessere fisico e psichico, si riflette, poi, anche in altri ambiti, da quello sociale a quello lavorativo, a beneficio di tutta la comunità. Sarà questo il segreto del sorriso e della cordialità dei tarvisiani?





LAGHI DI FUSINE DA CAMPOROSSO IN VALCANALE (Friuli Venezia Giulia, 18/06/2017)

(38 km - 400 metri di dislivello, in mtb, su asfalto)

TRACCIA GPS

La Ciclovia dell'Alpe Adria, che passa proprio accanto al parcheggio degli impianti sciistici, dove ci siamo posizionati con il camper, è comodissima per spostarsi in bicicletta nel tarvisiano, lungo la Val Canale, il Canal del Ferro e la Valle dello Slizza. Ed è quest'ultima che risaliamo dolcemente, con le nostre mountain bike, per raggiungere i laghi di Fusine; quello inferiore lo guadagniamo dopo uno strappo assassino, mentre quello superiore continuando ancora alcune decine di metri in salita e, quindi, con una breve discesa. Un sentiero, da percorrere esclusivamente a piedi, consente di fare il periplo dei due laghi di origine glaciale, i quali sono collegati tra loro da altri sentieri che serpeggiano in fitti boschi di abete rosso. Un posto da favola, che trasmette serenità e imponenza, dove le cime maestose del Mangart si specchiano nelle limpide acque dei due piccoli bacini. 
Rimaniamo a lungo in questo luogo da sogno, godendoci la pace e la bellezza del paesaggio, in completa sintonia con la natura. E' il rombo dei tuoni in lontananza ad interrompere tutto l'incanto, inducendoci a battere in ritirata prima che sia troppo tardi. Ma il temporale è più veloce di noi e, nella sua corsa, non ci risparmia una bella secchiata d'acqua. Repentinamente rispunta il sole e, in men che non si dica, torniamo asciutti. Una volta a Camporosso, la nostra attenzione viene catturata da un cartello segnaletico, che indica la presenza di un faggio secolare. Sono troppo curiosa per non cogliere l'occasione. Attraversato il paese, ci inerpichiamo lungo una rampa tremenda, che mi fa subito pentire della malsana idea avuta. Per fortuna, dopo un centinaio di metri, abbandoniamo l'asfalto e prendiamo un sentierino alla nostra sinistra che scende nel bosco. 
Il faggio, qui, non è segnalato, ma, alzando lo sguardo alla mia destra, lo individuo subito, alto e solenne, che svetta verso il cielo azzurro, dominandoci dai suoi 35 metri di altezza. Ai suoi piedi, una targa informa che la sua circonferenza è di 5,30 metri. Valeva la pena fare un po' di fatica per ammirare questo albero monumentale, dal fusto possente, di circa 200 anni, i cui lunghi rami, protendendosi verso l'alto, sorreggono una chioma dal diametro di 25 metri. Gli alberi mi hanno sempre affascinato fin da bambina, ma non so bene perchè e forse una vera ragione non c'è.